Numero 219 - Novembre 2024

Il DPR 416 del 1974 ha istituito gli organi collegiali “a livello di circolo, di istituto, distrettuale, provinciale e nazionale”, portando alla costituzione del Consiglio di Istituto, del Collegio dei Docenti e dei Consigli di Classe, interclasse e intersezione (a seconda dell’ordine e grado di scuola) quali organismi formalmente impegnati nella gestione coordinata e democratica delle Istituzioni scolastiche.

Il Decreto si presentava come uno dei frutti della crescente richiesta di partecipazione politica da parte della società civile, in quegli anni impegnata in un attivismo che avrebbe cambiato profondamente i connotati del Paese e in virtù del quale anche la scuola sarebbe stata investita dal vento di un cambiamento ormai necessario e non più procrastinabile. Come noto, mentre il Collegio dei Docenti è costituito da tutti i docenti a tempo determinato e indeterminato in servizio presso la scuola, il Consiglio di Istituto prevede anche la presenza della rappresentanza della componente ATA, dei genitori e, presso le Scuole secondarie di Secondo Grado, degli studenti, che siedono, con i genitori, anche nei Consigli di Classe delle scuole superiori. Le prerogative degli organi collegiali, già messe a fuoco dal DPR, sono state ulteriormente definite dalla T.U. sulla scuola (D. Lgs. 294 del 1994) e prevedono che al Consiglio di Istituto siano affidate responsabilità in materia di gestione economica e organizzativa e al Collegio poteri deliberativi in materia di funzionamento didattico; i Consigli di Classe, invece, si occupano specificamente delle singole classi sia in termini di proposte didattiche che di monitoraggio dell’andamento didattico-disciplinare degli studenti. Successivamente, l’autonomia delle Istituzioni scolastiche e le leggi che, fino alla 107/2015, hanno regolamentato la vita delle scuole hanno ulteriormente definito le funzioni e le prerogative degli OO.CC.

Per quanto, nel tempo, gli Organi collegiali abbiano dimostrato efficacia e un buon funzionamento, negli ultimi anni si sta assistendo a un graduale svuotamento delle loro funzioni e a una sostanziale rinuncia alla partecipazione ai processi decisionali delle Istituzioni scolastiche da parte, in particolare, di genitori e docenti. Mentre, infatti, la ‘sfida’ per le elezioni degli studenti in seno ai Consigli di Classe e di Istituto anima la vita delle ragazze e dei ragazzi della Secondaria, la partecipazione della componente genitori ai Consigli e l’impegno dei docenti nei Collegi vivono una fase di evidente riflusso. Ogni anno, infatti, sembra sempre più complesso riuscire a individuare genitori disposti a ‘sacrificarsi’ per svolgere la funzione di rappresentanti soprattutto nei CdC, con Consigli in cui la componente genitori è conseguentemente sottorappresentata o, addirittura, assente. Anche i Collegi dei docenti non se la passano meglio: spesso le riunioni, così importanti ai fini della vita scolastica, sono ridotte a incontri di ratifica di quanto proposto dai Dirigenti, cui i docenti assistono in maniera più o meno volutamente passiva. Non di rado, infatti, atteggiamenti impositivi dei DS incontrano insegnanti stanchi e poco interessati ai processi democratici della propria scuola, con la conseguenza di riunioni svuotate di senso e decisioni presentate dai DS come ‘pacchetti preconfezionati’ e accettate dai Collegi senza alcun dibattito. È evidente che le difficoltà che stanno investendo gli OO.CC. della scuola italiana altro non sono che lo specchio della più ampia crisi della democrazia e del sistema della rappresentatività che sta colpendo il Paese. È necessario, tuttavia, che la Scuola pubblica italiana ritrovi il proprio ruolo di avanguardia della democrazia e di luogo privilegiato del confronto e del dibattito ripartendo proprio dagli Organi Collegiali, perché solo l’educazione alla partecipazione attiva nella dimensione locale potrà essere volano di un coinvolgimento attivo e dinamico in un orizzonte più ampio.

Giampaolo Canetti