Numero 218 - Gennaio 2024

La Legge di Bilancio è un argomento fondamentale nel dibattito politico di fine anno e spesso contiene tagli per la scuola. Anche quella del 2023 non fa eccezione, visto che include le indicazioni per il Piano di Dimensionamento Scolastico.

Il numero degli studenti da assegnare a ciascun istituto dovrebbe passare da 600 a 900, a conti fatti con una soppressione di circa 700 scuole. Il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, conscio dell’impopolarità che scatenerà questo provvedimento, sembra però frenare, aggrappandosi alla speranza che i tagli possano avvenire nel modo meno doloroso possibile e con passaggi calibrati nel tempo, vale a dire nel triennio. Se può essere lodevole l’atteggiamento in questo caso del ministro, risulta ben più prescrittivo l’articolo n. 99 della Legge di Bilancio del governo Meloni prevede una modifica dell’articolo 19 del decreto legge 98/11 ed è incentrato sulla “‘riorganizzazione del sistema scolastico”. Si dispone infatti che il dimensionamento della rete scolastica venga attuato entro il 30 novembre di ogni anno, secondo una graduale entrata a regime: nei primi 3 anni scolastici il correttivo dovrebbe essere pari al 7%, al 5% e al 30%.

A dicembre su tutto il territorio nazionale vengono portate a delibera provinciale e regionale le modalità di dimensionamento degli istituti scolastici la cui sopravvivenza è messa in discussione dalle questioni numeriche. Fortunatamente viene fatta eccezione per gli istituti che si trovano in aree montane, interne o disagiate. Gli istituti destinati a sparire confluiranno in accorpamenti macro che porteranno, oltre alla soppressione delle direzioni, ad assai prevedibili difficoltà di dislocazione del personale docente, di segreteria e del resto delle attività scolastiche.

Il disservizio è dietro l’angolo: viene infatti allontanata una direzione scolastica dal suo territorio di riferimento e di rappresentanza, costringendo sia il personale, sia le famiglie degli alunni a spostamenti maggiori ed inevitabili disagi. Ovviamente anche il rapporto con le istituzioni, in primis i Comuni, che ne hanno in carico la gestione degli spazi, si sfilaccerà. Un diritto, quello di avere un riferimento scolastico vicino, che sembra non contare più nulla e che si sta calpestando in nome di imprecisati vantaggi. Anche i dirigenti scolastici, questa volta, saranno sulla stessa barca dei loro docenti: il dimensionamento costringerà alcuni di loro al ricollocamento, anche se già titolari. Così pure i DGSA.

Sembra banale sottolinearlo, ma niente è più da dare per scontato: l’assembramento, termine che la pandemia aveva demonizzato ed imposto come d’uso comune, all’improvviso viene cancellato con un colpo di spugna e ci si accinge ad ignorare ovvie situazioni di sovraffollamento, minore qualità della didattica e aumento del rischio di abbandono scolastico. Eppure, su altri fronti, si lotta per la dispersione scolastica con fondi e progetti… quasi come se si trattasse di aspetti che non hanno alcuna attinenza tra loro. In tutto ciò i mezzi di informazione non si stanno occupando molto del Dimensionamento, anzi: non viene affatto messo in risalto che istituti di duemila alunni saranno dei mostri in cui sarà facile sentirsi sperduti e in cui la relazione umana verrà azzerata. O forse interessa  proprio questo, perché un istituto in cui non vi è dibattito interno è più facile da controllare? Da un lato si persegue a parole la volontà di mettere al centro del processo educativo l’individuo, l’insegnante o l’alunno, ma dall’altro si costruisce a tavolino la massima spersonalizzazione dei processi a cui il nostro sindacato è contrario da sempre. Dove ci sarà possibile chiederemo deroghe in tutti i tavoli tecnici in cui la nostra voce potrà esprimersi e cercheremo di portare avanti, assieme ai nostri iscritti, la difesa della nostra professione e la sua valorizzazione nel territorio.

La nostra richiesta sarà di tenere per il 2024/2025 la medesima dimensione della rete scolastica attuale, valutando nei mesi futuri l’elaborazione di un piano il più possibile equilibrato e indolore. I risparmi di spesa, infatti, confliggono con il rilancio del territorio, idea cardine dei piani di sviluppo e di lotta allo spopolamento perseguiti dai Comuni. Naturalmente è la stessa idea presentata dagli obiettivi dei progetti già finanziati dal PNRR per il ripopolamento. Contribuire a fare sì che l’attenzione sul PNRR resti alta può essere una carta importante da giocare nella difesa di una scuola più a misura di persona e di alunno. Una scuola che, forse, in passato e più in piccolo, funzionava assai meglio di ora, più in grande.

 

Annalisa Santi