Numero 218 - Gennaio 2024

Vittorio Lodolo Doria nel suo interessante intervento sul malessere a cui sono sottoposti gli insegnanti, si è soffermato in particolare sui molti fattori che possono sfociare in crisi interiori e forme di depressione. Perché le forme depressive, a volte per la lievità dei sintomi, vengono confuse con stanchezza, sovraccarico o saturazione. Invece ci si sta ammalando di depressione senza saperlo, seppur in modo leggero o transitorio.

 

Ne è convinto il medico Vittorio Lodolo D’Oria, tra i massimi esperti di burnout tra la categoria degli insegnanti.

Nel suo intervento, in particolare, si è soffermato sullo stress causato dall'esposizione per molte ore settimanali ad alunni problematici, in situazione di disagio o che comunque portano il docente ad un'immersione forzata nella sofferenza interiore, nella delusione, nel disamore nei confronti del contesto. Il luogo di lavoro, quindi, invece di essere sereno, motivante e confortevole, diventa respingente, stressogeno e fonte continua di amarezze.

Pochi studi scientifici pubblicati in Italia raccontano la verità: cioè che l’usura psicofisica degli insegnanti supera di gran lunga quella delle altre professioni, anche del settore della Medicina.

Un docente, infatti, può rimanere legato per anni alla fonte del suo malessere (uno o più alunni, uno o più colleghi, il dirigente scolastico). Secondo Lodolo D’Oria il rapporto con l’utenza è la fonte di principale malessere per i professionisti della scuola. Non esiste infatti altra professione in cui il rapporto con l’utenza, e per giunta la medesima utenza, avvenga in maniera così insistita, reiterata e protratta per tutti i giorni, più ore al giorno, 5 giorni alla settimana, 9 mesi all’anno, per cicli di 3/5 anni”. Ed il fenomeno è trasversale e colpisce tutti gli ordini dalla scuola dell’infanzia alla superiore di II grado.

Altri elementi che purtroppo favoriscono l’insorgere di ansia e depressione sono legati all’influenza ormonale che espone le insegnanti ad una sollecitazione di gran lunga più alta rispetto agli uomini.

Inoltre l’insegnante invecchia e mano a mano che il tempo passa si trova sempre più ad arrancare (nelle tecnologie, nelle nuove comunicazioni, nel modo di interagire a 360 gradi), mentre lo studente, nell’avvicendarsi dei cicli di studio, ringiovanisce: un “effetto Dorian Gray capovolto”.

L’impossibilità di far rientrare questi rischi nel contesto di sicurezza e tutela del lavoratore non deve però scoraggiare: avviare un piano di prevenzione è possibile. In primo luogo bisogna sfruttare tutte le possibilità che possono essere vagliate nel Documento di Valutazione del Rischio dell’Istituto, documento che costringe i dirigenti scolastici a ottenere un giudizio di sicurezza e tutela accettabile. Inoltre formare i docenti in questo campo aiuta a renderli più consapevoli di quello che vivono e rischiano, portandoli ad essere più attenti valutatori del loro stato di salute e anche meno inclini all’accettazione di forme di prevaricazione o condizionamenti negativi.

Annalisa Santi