Numero 218 - Gennaio 2024
Il 13 luglio 2021, il Consiglio europeo ha definitivamente approvato il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) dell’Italia, recependo la proposta della Commissione. Come da regolamento UE 2021/241, in seguito all’epidemia da Covid-19 l’Unione europea ha stanziato ingenti fondi per gli Stati membri, finalizzati alla ripresa economica, alla modernizzazione e alla realizzazione di infrastrutture nei vari Paesi.
Il Governo, chiamato a presentare un programma credibile di interventi strutturali, ha ottenuto un finanziamento di circa 195 miliardi di euro, in parte come sovvenzione e, in parte, come prestito, a partire dai quali sono stati elaborati progetti di riforma e investimento organizzati in sei ‘Missioni’, ovvero specifiche aree di investimento: ‘Digitalizzazione innovazione, competitività, cultura e turismo’; ‘Rivoluzione verde e transizione ecologica’; ‘Infrastrutture per una mobilità sostenibile’; Istruzione e Ricerca’; ‘Inclusione e Coesione’ e ‘Salute’. Alla ‘Missione’ 4, ‘Istruzione e ricerca’, sono stati destinati 30,88 miliardi di euro, 19,44 miliardi dei quali impiegati nella Linea di investimento rinominata Potenziamento dell’offerta dei servizi di istruzione: dagli asili all’università, mentre 11,44 miliardi sono investiti in progetti Dalla ricerca all’impresa. Il sistema di istruzione italiano, pertanto, sta gestendo i significativi fondi del PNRR mediante tre principali linee di investimento, finalizzate al miglioramento qualitativo e all’ampliamento quantitativo dei servizi di istruzione e formazione, al miglioramento dei processi di reclutamento e di formazione degli insegnanti, all’ampliamento delle competenze e al potenziamento delle infrastrutture. In relazione alle specifiche esigenze dei territori e delle Istituzioni scolastiche, il Ministero ha destinato alle singole scuole specifici fondi, stabilendo criteri e tempistiche per l’esecuzione dei progetti di volta in volta presentati dai Gruppi di lavoro degli Istituti. Per facilitare l’esecuzione materiale delle iniziative connesse al PNRR, una serie di Decreti Legge hanno semplificato le procedure di acquisto di beni e servizi nell’ambito della P.A.; in tal modo, è stato possibile, tra le altre iniziative, provare ad adottare strategie finalizzate alla riduzione dei divari territoriali nelle scuole di I e II grado, favorire una più significativa digitalizzazione delle scuole e potenziare alcune infrastrutture come mense e attrezzature sportive. Si sta insistendo, inoltre, molto anche sul tema dell’orientamento degli studenti, nella convinzione che un’attenzione specifica al curriculum degli studenti – dal I ciclo all’università – rappresenti la via principale per il conseguimento di un effettivo successo formativo e l’individuazione della propria inclinazione professionale. Anche i docenti sono stati investiti dal ‘vento riformatore’ connesso al PNRR, dal momento che una quota degli investimenti è finalizzata alla formazione degli insegnanti sin dal reclutamento, come emerge anche dal dibattito ancora aperto tra Ministero e sindacati relativo al Piano formativo proposto dall’Amministrazione ma non ancora accettato dalle rappresentanze.
Ciò che, tuttavia, si presentava inizialmente come una ghiotta occasione di rinnovamento per il sistema di istruzione italiano ha rivelato, in fase di realizzazione, alcune – e, in qualche caso, evitabili – zone d’ombra piuttosto evidenti. La principale riguarda certamente i tempi di realizzazione dei progetti, imposti alle scuole ma, spesso, poco congrui rispetto alla mole di iniziative connesse alle attività proposte. In qualche caso, inoltre, è emersa la farraginosità delle procedure di acquisto, spesso anche vincolate a obblighi, in termini di documenti e certificazioni, che hanno ulteriormente rallentato le iniziative delle singole scuole. Molte incertezze, inoltre, riguardano la riforma del sistema di formazione e aggiornamento dei docenti, soprattutto per quanto riguarderà l’impegno che sarà loro richiesto. Sarà, infine, necessario capire se e quanto i massicci investimenti effettuati – ad esempio, in termini di digitalizzazione – si riveleranno concretamente utili al miglioramento complessivo dell’Istruzione italiana e non resteranno soltanto potenzialità inespressa. Al momento, pertanto, i dubbi sulle modalità di investimento delle risorse sono ancora molto diffusi nel mondo della scuola, per cui non resta che attendere la conclusione delle diverse ‘Azioni’ per poter tirare le somme con maggiore precisione.
Giampaolo Canetti