Numero 217 - Ottobre 2023

Alla firma del prossimo CCNL i più attenti troveranno l’aggettivo “democratica” aggiunto alla definizione di scuola come comunità educante a cui appartengono il dirigente scolastico, il personale docente ed educativo, il DSGA, il personale ATA e gli studenti con le loro famiglie.

 

I sindacati rappresentativi hanno aggiunto questa precisazione importante all’Art 32, si dice che potrebbe essere la contropartita per un contratto economico non del tutto soddisfacente e già scaduto.  Sicuramente qualcuno inizierà timidamente a porsi qualche domanda nei collegi dei Docenti dove si vota, se si vota, all’unanimità e senza fiatare qualunque proposta del dirigente, a partire da una miriade di riunioni e corsi di aggiornamento, calendarizzati e non, che tengono a scuola i docenti, oltre ogni previsione contrattuale, com’è accaduto in questo mese di settembre in troppe scuole italiane.

La scuola è governata sì da una democrazia, ma al momento si tratta di un governo di stampo ateniese, dove più di 1/3 della popolazione non aveva alcuna voce in capitolo sulle scelte. Il middle management, di solito anche sottopagato, decide nel suo cerchio magico e si rivolge all’ unico grande leader risolvendo per lui i problemi più urgenti, nessuna decisione cooperativa, nessuna discussione, perché manca il tempo per riunire le RSU e persino per fare un sondaggio.

Alle RSU arriverà già la proposta blindata per dividere i pochi fondi e, in estate, si è già confezionata l’organizzazione delle scuole, mentre il dirigente spesso è in ferie. 

Ed è così che a settembre ci si ritrova assegnati ad altre classi o plessi, con classi pollaio fuori dalle norme che tutelano i diversamente abili o le più elementari regole della sicurezza. Si ottengono orari provvisori per una vita, si cambiano classi o materie per diverse volte e si temono riunioni e aggiornamenti di cui non si sa bene la data. Si accetta tutto perché, malgrado le norme molto chiare, il dirigente poi, quella volta che ti servirà, ti negherà il permesso e se lo farà dovrai spendere i tuoi pochi soldi per portarlo in tribunale, mentre lui sarà difeso dall’Avvocatura di Stato. 

L’aspetto positivo del nuovo contratto è che finalmente a chiare lettere viene stabilito che il lavoro del docente non è una fisarmonica e ha limiti ben precisi. Per pochi mesi i docenti dovranno sottostare ancora alle “vecchie” regole mal interpretate, poi, alla firma definitiva del contratto dovranno semplicemente tirare le somme e, superate le 40 ore obbligatorie, potranno decidere se continuare a svolgere ore aggiuntive, probabilmente ancora non pagate o pagate male e a forfait, o inviare la propria indisponibilità a svolgere ulteriore lavoro aggiuntivo.

Il lavoro aggiuntivo, infatti, è sempre facoltativo, non rientrando negli obblighi di servizio. A fronte degli aumenti non certo entusiasmanti per tutto il personale scolastico i dirigenti a breve avranno un incremento stipendiale medio di circa 150 euro netti al mese, non lavorare più gratis è la forza del personale della scuola a cui la democrazia potrà restituire la dignità professionale e un prossimo contratto economico davvero soddisfacente.

Laura Razzano