Numero 216 - Giugno 2023
Con l’integrazione all’Atto di Indirizzo per il rinnovo del CCNL 2019-2021 di marzo 2023 e lo stanziamento di ulteriori fondi per l’aumento degli stipendi del personale scolastico, è entrata nella fase finale la contrattazione tra il Governo e le rappresentanze sindacali per la definizione del rinnovo contrattuale.
Ottenuti gli incrementi stipendiali pattuiti a novembre 2022, ormai in busta paga da alcuni mesi, e definita l’integrazione della parte economica grazie anche alle ulteriori risorse resesi disponibili, ovvero i circa 100 milioni per una una tantum destinata a docenti e ATA e i circa 260 milioni, precedentemente destinati al MOF, che saranno utilizzati per la componente fissa della retribuzione del personale scolastico, si attendono con curiosità le novità normative del prossimo contratto del Comparto Scuola; in tal senso, l’Atto di Indirizzo ha circoscritto alcune aree di intervento ritenute strategiche, ribadite anche dall’Integrazione di marzo 2023: “la riforma degli ordinamenti del personale ATA e di tutti i settori del comparto, la mobilità e la formazione del personale, la valorizzazione dei DSGA, il lavoro a distanza, le relazioni sindacali e la contrattazione di secondo livello”.
L’Atto di Indirizzo dichiara sin da subito l’importanza degli Istituti del diritto sindacale, dunque la centralità della contrattazione nazionale e della contrattazione integrativa, per le quali si prevede una maggiore chiarezza in termini di competenze e di materie oggetto di confronto. Alla contrattazione nazionale, nello specifico, si demanda la definizione di interventi di welfare, dunque provvedimenti di supporto finalizzati al benessere del personale, che saranno declinati soprattutto in ambito di contrattazione integrativa e che potrebbero essere destinati alle famiglie, alle prestazioni sanitarie, alla formazione e alla mobilità sostenibile.
Più complessa, invece, sembrerebbe essere la questione relativa alla formazione, concepita come “diritto” e “dovere” del personale scolastico, funzionale, nelle intenzioni del legislatore, a promuovere competenze e valorizzazione professionale. Per il personale docente, in particolare, si prevede la definizione di un numero minimo di ore obbligatorie di formazione, per le quali, tuttavia, si dovrà trovare la giusta formula in termini di fruizione, dal momento che, pur riconosciute in termini contrattuali come orario di lavoro, tali attività dovranno essere svolte fuori dall’orario di lezione. Si prevede, invece, un’ “adeguata valorizzazione” delle funzioni di sostegno all’autonomia scolastica, dunque degli insegnanti che supportano l’attività collegiale a vario titolo.
Ai docenti, inoltre, non sarà più concessa la didattica a distanza, se non nelle modalità eventualmente stabilite da leggi ordinarie dello Stato o delle Regioni – dunque, in situazioni di emergenza. Saranno, piuttosto, disciplinati tutti gli aspetti relativi all’uso dei dispositivi multimediali, con particolare attenzione al tema della salute e della sicurezza, del tempo di lavoro, della disconnessione. Per gli ATA, al contrario, saranno previste modalità di lavoro da remoto e di lavoro agile (smart-working), chiaramente tenendo conto della cornice legislativa già stabilita con le Linee guida sul lavoro agile di dicembre 2021. Naturalmente, saranno normate le condizioni generali del telelavoro, mentre gli aspetti organizzativi saranno di competenza delle singole Istituzioni scolastiche.
Per quanto riguarda il settore ATA, un altro nodo di non semplice definizione sembrerebbe essere la revisione dell’ordinamento professionale, finalizzata alla gestione di nuove esigenze legate all’autonomia delle singole scuole. È uno dei principali nodi su cui la contrattazione si è arenata nel corso degli ultimi mesi, così come di difficile soluzione sembrano essere il tema della formazione e la materia disciplinare.
Giampaolo Canetti