Numero 189, pag 7 - Marzo 2015

Le varie Finanziarie susseguitesi negli ultimi anni hanno bloccato la progressione degli scatti di carriera degli Insegnanti. Un insegnante di ruolo, prima di avere un aumento legato all'anzianità di servizio, e quindi all'esperienza professionale, deve aspettare di norma 6 o 7 anni, un intervallo già lungo e penalizzante.

Il primo sbarramento risalente al 2010, aveva bloccato la carriera per 3 anni, successivamente, grazie all'intervento dei sindacati, due dei 3 anni di blocco sono stati recuperati sacrificando parte del FIS, il nostro “straordinario”. Rimane ancora il blocco relativo all'anno 2013 che ritarda di un anno a tutti i docenti la progressione di carriera, quindi chi si trova in un gradone di durata 6 anni di fatto dovrà attenderne 7 e chi in uno di 7 dovrà attenderne 8. Chi nel frattempo andrà in pensione, non avrà mai più la possibilità di maturare l'ultimo scatto ricavandone un danno permanente di un centinaio di euro netti al mese. Mediamente tale blocco viene ad avere ripercussioni su tutto il resto della carriera e sulla pensione incidendo per circa 10.000 €. Considerando che già gli insegnanti italiani sono, a parità di orario di lavoro,  tra i meno pagati in Europa, riteniamo che tali provvedimenti di contenimento della spesa pubblica siano estremamente gravi, soprattutto  tenendo conto che, a questo danno, si aggiunge il mancato rinnovo del contratto di lavoro scaduto nel 2009.

La decisione di rivolgerci alla Corte di Giustizia Europea è maturata proprio a causa delle reiterate violazioni dello Stato Italiano nei confronti dei pubblici dipendenti, in particolare nei confronti dei lavoratori della scuola, violazioni che finalmente hanno iniziato a trovare argine nel sistema normativo europeo e in particolare nelle sentenze della Corte, la quale ha spesso rovesciato decisioni di Corti e Tribunali italiani (come recentemente avvenuto per la stabilizzazione dei precari).

Tecnicamente si tratta di accorpare tutti i ricorsi già raccolti e quelli che eventualmente si uniranno nei prossimi giorni, in un'unica azione collettiva davanti al Tribunale di Roma a cui chiedere immediatamente  di inviare il ricorso alla CGE affinché verifichi l'illegittimità del trattamento subito dai dipendenti che si sono visti sottrarre il riconoscimento di un anno di anzianità valido ai fini della progressione economica. Confidiamo in un'adesione massiccia a questa iniziativa per poter difendere il valore anche economico della nostra esperienza professionale.

 Michela Gallina