Numero 208, pag 4 - Novembre 2019

 

Abolire il bonus merito istituito dalla legge 107/2015 e trasferirne i fondi direttamente in busta paga, per incrementare i magri stipendi degli insegnanti in sede di rinnovo contrattuale, è una richiesta che avanziamo da quando è stato introdotto questo iniquo sistema premiale. Accogliamo con soddisfazione, quindi, le critiche negative mosse da Fioramonti al bonus merito e ci auguriamo che dalle parole si passi presto ai fatti eliminandolo. Dal ministro auspichiamo un’analoga presa di posizione riguardo la composizione del Comitato di valutazione”. È quanto afferma Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti.

 

La netta contrarietà al bonus merito da parte dei docenti italiani è stata ampiamente evidenziata dal sondaggio “Un anno di Buona Scuola: la riforma all´esame degli insegnanti”, realizzato nel 2016 dalla Swg per la Gilda degli Insegnanti. Dall’indagine emerse che due terzi dei docenti intervistati non condividevano il bonus merito assegnato dal dirigente scolastico: il 67% si dichiarò contrario a questa forma di premio che soltanto per 1 docente su 5 (19%) avrebbe sortito un effetto migliorativo sulla scuola pubblica. Secondo il 79%, il bonus previsto dalla “Buona Scuola” avrebbe accentuato situazioni di conflitto e di inutile competitività tra i docenti.

I due terzi degli intervistati, pari al 64%, si espresse anche contro la presenza di studenti, genitori e soggetti esterni nel Comitato di valutazione e appena l’8% ritenne giusto affidare a questo organismo la definizione dei criteri per l’assegnazione del bonus merito.

Quello istituito dalla famigerata ‘Buona Scuola’ non è un sistema che consente di premiare davvero un bravo insegnante, ma è soltanto un incremento del fondo di istituto con soldi messi a disposizione del dirigente per premiare chi fa progetti”, conclude Di Meglio.

C.S. GILDA INSEGNANTI