Numero 208, pag 6 - Novembre 2019

Mercoledì 23 ottobre la Gilda degli Insegnanti ha celebrato la “Giornata Nazionale del Docente” dal titolo: “Ridateci il tempo per studiare e insegnare”.

 

Per l’occasione il sindacato ha organizzato assemblee in tutte le province d’Italia, dove sono convenuti docenti di ogni ordine e grado per discutere e confrontarsi non solo sul rinnovo del contratto di lavoro ma anche e soprattutto di valorizzazione della professione che passa sicuramente attraverso un riconoscimento economico ma questo da solo non basta. Il docente deve riacquistare un ruolo di prestigio presso l’opinione pubblica, ruolo che è stato più volte messo in discussione sia da campagne diffamatorie attuate dai vari governi che si sono succeduti negli ultimi vent’anni, sia da un atteggiamento di scarsa attenzione per una professione importantissima e delicata per la formazione delle nuove generazioni. La scuola è stata per troppo tempo relegata a fanalino di coda della Pubblica Amministrazione sia sotto il profilo professionale che economico. Anche in questi giorni assistiamo al balletto quotidiano di cifre da stanziare da parte del MEF per la scuola e si tratta sempre e solo di elemosine. Oggetto di discussione anche l’istituzione dell’area contrattuale separata, di un Consiglio Superiore della docenza (Ordine professionale), l’educazione civica, la proposta di abolizione del bonus merito dei docenti ed i futuri concorsi. Il 23 ottobre è stata un’occasione di confronto tra colleghi. Fedeli alla nostra origine di comitato di base,  curiamo il mantenimento di un contatto diretto fra docenti e sindacato perché in questo consiste la vera rappresentatività: vogliamo condividere le esperienze sentendo dalle fonti dirette cosa pensano e come vivono gli insegnanti nelle scuole, quali sono i problemi di maggior rilievo, quali i motivi di malessere, quali le rivendicazioni.

Dal canto suo, il nuovo Ministro Fioramonti ha partecipato recentemente ad un convegno nazionale organizzato dalla nostra associazione, dimostrando quanto meno attenzione e buona volontà nell’ascoltare e confrontarsi con la categoria, atteggiamento che rappresenta una svolta culturale. Troppo spesso noi docenti siamo stati mortificati, per non dire offesi, dal comportamento di ministri asserragliati nei loro uffici, distanti dalla categoria, che hanno evitato ogni possibile contatto e scambio di opinioni. Questa modalità si è riproposta anche nei talkshow televisivi dove personaggi del mondo dello spettacolo sono stati e vengono invitati ad esprimersi sulle questioni scolastiche mentre raramente vengono consultati i diretti interessati: gli insegnanti, che forse potrebbero parlare con maggiore cognizione di causa. Si tratta dunque di una modalità distorta di informazione che alimenta una serie di banalità, luoghi comuni e qualunquistici sulla professione dell’insegnante e punta spesso il riflettore sensazionalizzando singole e isolate situazioni aberranti, ignorando invece il lavoro della stragrande maggioranza dei docenti che opera con scrupolosa dedizione. La categoria chiede di essere ascoltata, chiede di parlare delle condizioni di lavoro, è stanca di essere apostrofata con i soliti luoghi comuni. 

Michela Gallina