Numero 206, pag 7 - Febbraio 2019

Costringere i docenti neo immessi in ruolo a restare per almeno 5 anni nella stessa sede di assunzione significa vanificare il risultato, ottenuto con grande fatica nella contrattazione per la mobilità: l’eliminazione del vincolo di permanenza triennale”.

Così Maria Domenica Di Patre, vice coordinatrice nazionale della Gilda degli Insegnanti, commenta l’emendamento al Decreto Semplificazioni, depositato in Commissioni Lavori Pubblici e Affari Costituzionali del Senato, che prevede il mantenimento per un quinquennio della stessa sede, della stessa tipologia di posto e della classe di concorso per educatori, maestri e professori che hanno ottenuto l’immissione in ruolo. 
Più che semplificare, ci sembra che questa proposta vada nella direzione di complicare e che sia all’insegna della confusione. Cosa accadrebbe, poi, in caso di docenti soprannumerari? Il nostro timore è che si verificherebbe una grave ingiustizia ai danni dei titolari di cattedra più ‘anziani’ sui quali, nonostante vantino un punteggio maggiore, si abbatterebbe la ghigliottina del blocco quinquennale”. 
La continuità didattica è sicuramente un principio da salvaguardare, ma riteniamo che non sia questa la strada da seguire per raggiungerla. A tale proposito - prosegue Di Patre - è bene sottolineare che spesso a minare la continuità didattica sono i dirigenti scolastici che all’inizio dell’anno assegnano le classi a insegnanti diversi da quelli dell’anno precedente. Si tratta di una pratica purtroppo molto diffusa che conosce molto bene chi a scuola lavora ogni giorno”.
Ufficio stampa Gilda Insegnanti