Numero 207, pag 1-2 - Luglio 2019

Nello scorso mese di marzo, il coordinatore nazionale aveva lanciato l´allarme sull´assenza di volontà politica che non permetteva l´apertura della trattativa con i sindacati per confrontarsi e trovare insieme soluzioni in merito. Rino Di Meglio ribadiva come il contratto nazionale fosse scaduto a dicembre 2018 e non ci fossero risorse finanziarie per rinnovarlo. L’allarme veniva confermato dal Conto annuale della Ragioneria dello Stato, documento contabile secondo cui nel 2017 lo stipendio medio del personale della scuola aveva perso oltre 800 euro annui rispetto al 2008, cioè circa 8000 euro negli ultimi 10 anni, collocandosi sul gradino retributivo più basso di tutta la Pubblica Amministrazione.

 

Sottolineava come il tutto fosse aggravato anche dal taglio dello scatto di anzianità relativo al 2013 non più recuperato perché ha spostato in avanti di un anno la progressione, con danni consistenti e irreversibili su stipendio e previdenza stimabili mediamente in 7000 euro nell´arco della carriera lavorativa.

Per sollecitare il Governo a intervenire, in tale occasione la Gilda aveva promosso una petizione online (https://www.change.org/p/giuseppe-conte-stipendi-più-alti-per-gli-insegnanti) in tutte le scuole d´Italia chiedendo la restituzione dello scatto ‘congelato´ e uno stanziamento adeguato di risorse economiche, così da recuperare il potere d´acquisto delle retribuzioni utilizzando anche i fondi della legge 107/2015.

Il 6 giugno scorso, una delegazione della FGU-Gilda ha consegnato a Palazzo Chigi, presso la Presidenza del Consigli dei Ministri, oltre 30mile firme sia per la richiesta di aumento degli stipendi che per lo scatto di anzianità 2013.

Il numero elevato di adesioni – ha dichiarato il coordinatore nazionale Rino Di Meglio - è una spia inequivocabile del disagio e del malcontento che serpeggia tra gli insegnanti e della loro voglia di riscatto”.

Come evidenziato dai dati elaborati dal Centro Studi Nazionale della Gilda degli Insegnanti, in 10 anni le retribuzioni dei docenti italiani sono calate mediamente del 7% rispetto all’andamento dell’inflazione. Tradotto in altri termini, ciò significa che dal 2007 a oggi gli stipendi sono diminuiti di circa 170 euro lordi.

La significativa riduzione del potere di acquisto - afferma Di Meglio - ha provocato una sostanziale diminuzione anche del prestigio sociale dei docenti. Le buste paga sempre più leggere hanno portato gli insegnanti a diventare fanalino di coda non soltanto nell’impietoso confronto con i colleghi degli altri Paesi europei, ma anche con tutti gli altri dipendenti pubblici italiani. Per cambiare questa situazione indecorosa, occorre recuperare la progressione di carriera scippata nel 2013. Bisogna, inoltre, investire maggiori risorse nel rinnovo del contratto, a partire dalle somme stanziate dalla legge 107/2015 per il bonus merito che non serve per premiare davvero i bravi insegnanti”.

“Ci auguriamo che il presidente del Consiglio, il quale ha già dimostrato sensibilità e apertura verso questo tema impegnandosi in prima persona con l’accordo siglato lo scorso 24 aprile con i sindacati rappresentativi della scuola, presti ascolto alle richieste di chi ogni giorno lavora per formare l’Italia del futuro e alle quali dà voce la nostra petizione”.

Michela Gallina