Numero 204, pag 5 - Luglio 2018

Chi l’ha introdotto nelle nostre scuole? Perché l’ha fatto?

Questa parola fortunata è dilagata travolgendo tutte le scuole d’Italia, con diverse sfumature di significato e di senso…senza neppure passare attraverso una qualsiasi Riforma o Contratto, vecchio o nuovo che sia.

Tale “moda” che dà una coloritura cultural-chic ad incontri di vario tipo e valenza, può essere interpretata secondo convenienza, ma comunque è diventata un obbligo per tutti.

Ricorriamo al vocabolario.

DIPARTIMENTO, 1° significato: divisione in due o più parti (Francesco Petrarca: “…ma io però da’ miei non ti diparto… ”) Per estensione: morte.

Non è il nostro caso (forse).

2° significato: separazione, disgiunzione, come in un Ministero, in alcuni paesi, nelle Circoscrizioni territoriali e amministrative (specialmente in Francia) e … ECCO QUA… “nella struttura universitaria che comprende cattedre d’insegnamento di materie affini, anche appartenenti a facoltà diverse, allo scopo di coordinare l’attività di ricerca scientifica (Dipartimento Universitario)”.

Termine rubato agli Atenei, quindi, e trasportato nelle scuole, dall’infanzia in avanti.

Il successo della parola potrebbe nascondere, pertanto, un complesso di inferiorità nei confronti dei colleghi universitari, ma anche la rivendicazione del sacrosanto principio dell’unicità della funzione docente (è ugualmente difficile e complesso insegnare ai piccoli come ai grandi): uno snobismo ridicolo oppure l’orgoglio di appartenenza ad una professione che ci unifica, indipendentemente dall’età dei discenti?

Una motivazione più profonda potrebbe rispecchiare la necessità di confrontarsi per rendere concreta la “contitolarità”, il bisogno di programmare insieme, di condividere progetti, di dettagliare percorsi didattici, di calibrare gli impegni degli studenti e di esplicitare le ragioni di scelte metodologiche individuali. Ma basta, per rendere obbligatoria la partecipazione ai Dipartimenti, che il bisogno abbia sviluppato l’organo (collegiale)? Converrebbe che il Collegio dei Docenti si esprimesse: i Dipartimenti potrebbero rientrare nella quota delle 40 ore annue quali ARTICOLAZIONI del Collegio, in modo da preparare le delibere dello stesso? I suoi incontri andrebbero quindi inseriti nel Piano annuale delle Attività predisposte dal Dirigente scolastico e approvato dal Collegio a settembre?

Più difficile sarebbe considerare i Dipartimenti quali Consigli di Intersezione/Interclasse/Classe con la sola presenza dei docenti: per tale organismo, nato in tempi lontani, sarebbe una forzatura. Più senso avrebbe deliberare più ore per la programmazione di inizio e di verifica di fine anno, poco valorizzata ma rientrante tra gli impegni obbligatori per tutti i docenti e per tutti gli ordini di scuola.

Il problema va pensato per tempo.         Giuliana Bagliani