Numero 199, pag 7 - Marzo 2017 

Spesso i media danno ampio rilievo a casi di insegnanti maltrattanti che picchiano ed insultano bambini inermi; sono casi che fanno molto scalpore e indignano profondamente l’opinione pubblica.

 

Per chi appartiene alla categoria docente, la preoccupazione sorge legittima, al di là della convinzione che la violenza sui minori non sia tollerabile, ma quanto episodi così pubblicizzati pur rappresentando casi sporadici, rischino di essere sovrastimati nella loro frequenza proprio grazie all’effetto mediatico e quanto incidano su una reputazione della categoria sempre più spesso messa in discussone e alla gogna? A fronte dei molto più numerosi casi virtuosi di eroismo quotidiano sistematicamente ignorati, i docenti dichiarano di soffrire molto di più per la progressiva perdita di considerazione sociale a cui è sottoposta la categoria suo malgrado e malgrado gli sforzi sempre maggiori compiuti per far fronte alle continue nuove emergenze imposte e calate dall’alto. A volte viene il dubbio che certi episodi siano montati ad arte per gettare discredito sui docenti. A tal proposito riportiamo un autorevole parere in merito, quello del dottor Vittorio Lodolo D’Oria che da decenni si occupa del disagio dei docenti, ed è stato ospite di un convegno organizzato da un’associazione interna alla FGU, convegno dal titolo: “Maltrattamenti a scuola o scuola maltrattata?”

Per arginare il fenomeno dei presunti maltrattamenti a scuola la giustizia irrompe come un elefante in una cristalleria. Invece questo non dovrebbe proprio succedere perché la giustizia non sa assolutamente nulla  di scuola, di educazione e di insegnamento, mentre ci sono gli organi preposti a vigilare sullo specifico problema: il dirigente scolastico, gli uffici scolastici territoriali e regionali aventi la possibilità di attivare delle indagini ispettive. Al momento attuale la giustizia deve avere molta cautela anche perché il governo ha appena riconosciuto il lavoro usurante delle maestre di scuola dell’infanzia, dunque bisogna fare attenzione  alle trascrizioni degli atti in cui gli scappellotti diventano delle sberle violente,  gli “strattonamenti” altrettante violenze e i contenimenti di bambini autistici da parte di insegnanti di sostegno, interpretati come violazione e privazione della libertà personale. Il risultato che ad oggi si ottiene è, prima di tutto, una gogna mediatica e processi di piazza nei confronti delle maestre e delle loro famiglie e, in seconda battuta, una grossa spesa di denaro pubblico per queste indagini che veramente non hanno ragione d’essere. Da ultimo, l’effetto peggiore in assoluto, è dato dalla criminalizzazione della categoria delle maestre con la spaccatura dell’asse famiglia-scuola”.                                                              

    M.G.