Numero 196, pag 4-5 - Ottobre 2016

Come sempre, il singolo si accorge delle assurdità soltanto se e quando lo riguardano:

chi era in una graduatoria regionale (come vincitore di concorso) o provinciale (in GAE) si è avventurato nella graduatoria nazionale … per trovarsi ora lontano o lontanissimo dalla sua abitazione: impossibilitato a mantenere per 3 anni fuori casa se stesso, la famiglia, il mutuo, sarà costretto a licenziarsi? Nonostante i quasi vent’anni di supplenze?

 

Chi (in ruolo da anni e anni)  ha dovuto chiedere un trasferimento fuori provincia, non avendo trovato collocazione in una scuola del primo Ambito Territoriale richiesto, … sarà ora sottoposto alla chiamata diretta di un Dirigente Scolastico (che gradisce il suo curriculum e lo trova coincidente con il PTOF della scuola) o dell’USR: come si sentirà nel passare sotto tali forche caudine?

Chi è stato assunto l’altr’anno nelle Fasi B e C ha dovuto accettare la “giostra nazionale” dei trasferimenti per ottenere una sede definitiva (per tre anni!): domanda su tutti gli Ambiti Territoriali d’Italia (in numero superiore alle Province, richieste in occasione delle assunzioni) … ed a costoro è ora chiesto un atto di fede nell’algoritmo che ha deciso la loro collocazione e che mantiene ancora i suoi segreti. Che fare? Presentare un ricorso, come suggerisce il MIUR?

Chi spera nelle correzioni degli errori, ha convenienza a chiedere anche un’assegnazione provvisoria per avvicinamento al nucleo familiare? Lo fa alla cieca, prima di sapere come finirà la storiaccia?

Chi avrà un contratto triennale “rinnovabile” … se il PTOF successivo non li considererà più utili dovrà tornare sulla giostra nazionale? E ripensare al progetto di vita proprio e dell’intera famiglia?

Chi (TUTTI! Veramente TUTTI!) si trova ora nell’ORGANICO dell’AUTONOMIA (bel nome, brutta sostanza), senza più nomina distinta su classe o su potenziamento, deve chiedere per iscritto al proprio Dirigente l’assegnazione al plesso/alla classe/alle discipline, altrimenti egli può disporre del docente come vuole. Anche per gli insegnanti anziani (di servizio, ovviamente). Occorre controllare i criteri stabiliti dal Collegio dei Docenti e dal Consiglio d’Istituto, sperando che siano saggi, perché sono l’unico contenimento della discrezionalità dirigenziale. Basterebbero questi 3 criteri: 1. continuità; 2. rispetto della richiesta individuale (e la continuità non deve essere di ostacolo se il posto chiesto è libero); 3. graduatoria interna in caso di concorrenza.

Nessuno è al riparo dalle novità della L.107/2015, come si può vedere, ma soltanto nell’attuazione pratica della normativa si è vista la reale portata delle assurdità e delle conseguenze nefaste per la scuola.

Le proteste dei sindacati, che hanno tanto infastidito Renzi e Giannini, andavano ascoltate!

Giuliana Bagliani