Numero 196, pag 7 - Ottobre 2016
… ma non capita al nostro Ministero!
Vecchia – come persona e come maestra – ho finito il IV anno dell’Istituto Magistrale in tempi lontanissimi, diciamo nel periodo che va dalla Riforma Gentile all’anno scolastico 2000/2001.
Sposata con un giovanotto (di allora) che aveva superato tutti gli scogli dell’Istituto Nautico della nostra città, ad ogni mia ingenuità mi sentivo bonariamente canzonare:
Io sono “maturo”…tu sei soltanto “abilitata”. –
Aveva ragione da vendere: così era scritto anche sul diploma rilasciatomi dal Ministero all’Istruzione.
Passati gli anni, comparse le Graduatorie ad Esaurimento e quelle d’Istituto, il Ministero ha disconosciuto se stesso: quel diploma non era abilitante.
Per acquisire tale riconoscimento si doveva intraprendere la via universitaria: quattro anni, impegnativi e costosi, del corso di “Scienze della formazione”. E i concorsi? Certamente si poteva partecipare a “concorsi abilitanti” (non per un posto di lavoro), pubblici o riservati (riservati a chi aveva almeno tre anni di supplenze alle spalle).
Tutto ciò per ottenere una patacca …di cui si era già in possesso. Assurdo.
Ed ora, per farsi riconoscere a tutti gli effetti la vecchia abilitazione ed i diritti che ne conseguono, si è obbligati ad un passaggio attraverso i Tribunali: giudice del lavoro, TAR, Consiglio di Stato…
Siamo stati utili alle Università ed ora lo siamo agli avvocati, tanto che è nato il “ricorsificio”.
Cui prodest?
Pare proprio che rubino ai poveri per dare ai ricchi. Cercasi novello Robin Hood. G.B