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A proposito di Espero

Continuano a girare voci a proposito del “silenzio assenso”,  disposizione prevista dalla nuova legge di riforma pensionistica che implica l’emanazione un decreto legislativo in base a cui ci sarà un periodo utile di sei mesi, decorso il quale, salvo espressa rinuncia, il TFR maturato verrà trasferito ai fondi pensionistici integrativi.

In merito va rilevato:

  1. Il decreto legislativo deve ancora essere emanato;

  2. Dalla lettura della legge è molto improbabile che esso riguarderà il pubblico impiego.

Un’altra voce messa in giro, che non trova corrispondenza con la realtà, afferma che i fondi pensione avrebbero una resa inferiore a quella del TFR.

Premesso che nessuno può avanzare previsioni future certe su alcun tipo di investimento, TFR e fondi pensione inclusi, riportiamo un brano della relazione diffusa dalla COVIP (Commissione Vigilanza Fondi Pensione): “….Al fine di tentare di avere una percezione migliore delle opportunità offerte sul mercato finanziario del risparmio previdenziale, è stato condotto un semplice esercizio di simulazione calcolando quale sarebbe stato il rendimento dei fondi pensione negoziali qualora fossero nati già alla fine degli anni 60 e avessero seguito, fin da allora, l’asset allocation oggi adottata, che risulta di tipo prevalentemente obbligazionario, con una componente azionaria dell’ ordine del 20/25 per cento…

Sulla base delle ipotesi adottate, negli ultimi 35 anni il rendimento dei fondi pensione – al netto degli oneri di amministrazione  e gestione e dell’imposizione fiscale  - sarebbe risultato pari al 10% annuo su base composta, con un rendimento al netto dell’inflazione pari all’ 1.7% annuo.

Limitando l’esercizio all’ultimo ventennio, vale a dire tornando indietro al momento dell’istituzione del TFR (maggio 1982), il rendimento nominale medio annuo ottenuto dai fondi pensione resta ampiamente positivo attestandosi al 10,6 %, contro una rivalutazione lorda annua del TFR pari al 5,3 %.”.

Va inoltre aggiunto che l’aderente al fondo pensione beneficia del contributo, a carico dell’amministrazione, oltre che di vantaggi fiscali per la quota di versamento a suo carico.

Rino Di Meglio

 

 

 

 

 

 

 

 

 
     

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