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MARZO 06
IL MURO
Il famoso muro di Berlino è stato
abbattuto nel 1989, ma nel nostro paese resistono ancora muri che limitano
le libertà costituzionali.
Le relazioni sindacali italiane, per molti versi, seguono più la legge della
giungla che non il “normale” costume liberal-democratico di una “normale” e
civile democrazia.
Ricordo di un amico che, tornato da Berlino Est, quella dietro il muro, mi
aveva raccontato di aver visto le insegne di tutti i partiti, esattamente
come da noi, solo che alle elezioni si presentava il partito unico, mi
raccontava ancora che la costituzione della Germania dell'Est era esemplare,
garantiva tutte le libertà civili, ma era pura forma, perché poi la prassi
era totalitaria.
Un po' succede anche in Italia, nel campo delle relazioni sindacali. La
Costituzione è molto chiara, ecco quanto recita l'articolo 39:
"L'organizzazione sindacale è libera.
Ai sindacati non può essere imposto altro obbligo se non la loro
registrazione presso uffici locali o centrali, secondo le norme di legge.
È condizione per la registrazione che gli statuti dei sindacati sanciscano
un ordinamento interno a base democratica.
I sindacati registrati hanno personalità giuridica. Possono, rappresentati
unitariamente in proporzione dei loro iscritti, stipulare contratti
collettivi di lavoro con efficacia obbligatoria per tutti gli appartenenti
alle categorie alle quali il contratto si riferisce".
Quindi i sindacati hanno diritto di stipulare i contratti, in proporzione ai
loro iscritti, ma non è proprio così, la Costituzione infatti non ha ancora,
dopo tanti anni, trovato piena applicazione. Le leggi dello Stato non hanno
mai regolamentato in pieno la materia delle relazioni sindacali che, troppo
spesso, è affidata agli stessi protagonisti del gioco, cioè ai sindacati
maggioritari, che scrivono e cambiano le regole secondo le loro convenienze
e non secondo la Costituzione.
L'aggressione della CISL-Scuola contro la Gilda degli Insegnanti, di cui
parliamo in altra parte di questo giornale, si inquadra in questo costume
non felice.
Escludere un sindacato rappresentativo dalle contrattazioni integrative, se
esso non firma un contratto di cui non condivide il contenuto, è una pura e
semplice barbarie giuridica.
Noi insegnanti, che siamo deontologicamente tenuti ad educare alla legalità
i nostri alunni, siamo moralmente tenuti, singoli o associati, a batterci
per dare a questo paese norme che siano improntate alla lettera ed allo
spirito della Costituzione.
Noi, come insegnanti, siamo tenuti a lottare perché la nostra scuola non sia
considerata alla stregua di una fabbrica ed i diritti sindacali siano
regolamentati in modo conforme al valore costituzionalmente tutelato
dell'insegnamento.
Quando una causa è giusta il numero di coloro che la portano avanti non
conta.
Rino Di Meglio
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