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Redazione

Segreteria Nazionale

 

 

GENNAIO 2005


Chiamata diretta

Un’altra minaccia dalla Riforma Moratti

 

Mentre per quest’anno scolastico si vanno parzialmente scongiurando le preoccupazioni intorno alla figura-funzione tutoriale, grazie anche alla sospensione della trattativa, non dobbiamo dimenticare che un’altra minaccia incombe sul panorama della scuola italiana: l’ombra della CHIAMATA DIRETTA.

L’argomento è già stato affrontato in un numero precedente di SAM-Notizie in riferimento al discusso disegno di legge 4091 presentato da alcuni parlamentari di maggioranza con cui si vorrebbe ridisegnare lo“stato giuridico dei docenti”.

Questo disegno di legge prevedeva che i docenti una volta usciti dalla formazione universitaria ed effettuato il periodo di tirocinio sarebbero stati assunti mediante un concorso per soli titoli bandito dalle singole direzioni scolastiche, con le scarse garanzie di imparzialità che ciascuno di noi può immaginare.

Comunque sempre meglio di quanto si prospetti leggendo la bozza del decreto attuativo dell’art. 5, riguardante la formazione e il reclutamento del personale docente, della legge 53 (Riforma Moratti).

In sintesi, la proposta prevede un percorso costituito da un triennio di formazione universitaria specialistica seguito da un biennio accademico di secondo livello abilitante, nel corso del quale verranno affrontate le tematiche di tipo didattico e pedagogico. L’accesso al percorso formativo sarà a numero chiuso e subordinato al superamento di prove selettive a livello nazionale e i posti saranno contingentati sulla base di calcoli di proiezione del fabbisogno.

Lascia perplessi, in certa misura, il vincolo di dover intraprendere un percorso che darà, come unico sbocco, l’insegnamento, precludendo la possibilità di utilizzo del titolo per l’esercizio di altre professioni.

Compiuta la formazione è previsto un passaggio che contraddice addirittura il dettato costituzionale: con la mediazione di un “centro servizi” facente grossomodo funzione di “Ufficio di collocamento”, le singole istituzioni scolastiche potranno procedere all’assunzione diretta dei docenti tirocinanti tramite contratto di formazione. Dopo aver svolto con esito positivo il periodo di tirocinio, gli insegnanti verranno assunti con contratto a tempo indeterminato e con l’obbligo di permanenza nella stessa istituzione per almeno tre anni.

E’ evidente come si tratti di una sfida alle norme che da sempre hanno disciplinato il pubblico impiego, fra cui il principio costituzionale il quale afferma che al pubblico impiego si accede esclusivamente tramite pubblico concorso. In base alla mentalità aziendalistica secondo cui vi sarebbe una maggiore efficienza procedendo all’assunzione diretta del personale e in base al tentativo di aumentare enormemente il potere dirigenziale, si cerca di scardinare i principi deputati a garantire oggettività ed imparzialità nella selezione.

Un recente pronunciamento della Corte Costituzionale, ribadendo il principio di incostituzionalità delle assunzioni dirette in riferimento ad un procedimento attuato da una pubblica amministrazione della Val d’Aosta, ci ha alquanto rassicurato. Ci auguriamo che il buon senso prevalga e vi sia un ripensamento in merito alla questione.

 

Michela Gallina

 

 

 

 

 

 

 

 
     

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