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 OTTOBRE 2006


IL TRAMONTO DELLE PRIMINE

 

La Riforma Moratti, consentendo l’anticipo dell’iscrizione alla classe prima anche ai bambini che avrebbero compiuto i sei anni entro il 30 aprile dell’anno successivo a quello di riferimento, pareva aver già soddisfatto le esigenze di quanti volessero far guadagnare tempo ai loro figli, ponendo al contempo fine al tradizionale sistema (spesso business) di iscrizione alle primine nonché agli esami di idoneità per l’ammissione alla classe seconda. Contrariamente alle ragionevoli previsioni, nel successivo decreto 59/2004, il Parlamento aveva chiesto che fosse reintrodotta la possibilità di frequenza delle primine con relativo esame.

L’epilogo di tale scelta ha comportato dei risvolti molto discutibili sul piano didattico-evolutivo, infatti il diritto all’anticipo è stato letto non solo come tetto di iscrizione alle prime, bensì come possibilità di accesso all’esame di idoneità. Questo ha reso possibile un anticipo di due anni alla scuola primaria per chi ritenesse di voler far frequentare ai propri figli la Primina. Agli insegnanti probabilmente sfugge molto meno che ai genitori quanto 2 anni pesino, dal punto di vista evolutivo, sullo sviluppo fisico, intellettivo e sociale, proprio perché i docenti hanno termini di raffronto con tutti gli altri loro alunni.

Fortunatamente è stato messo un freno per arginare il fenomeno, la nota ministeriale Prot. n. 7265 dell’agosto 2006, firmata Pasquale Capo, precisa come “…potranno sostenere l’esame di idoneità a classi successive alla prima solamente gli alunni di età non inferiore a quella richiesta per la frequenza in via ordinaria delle medesime classi”.

Pertanto viene a cadere l’utilità di ricorrere al canale parallelo (rappresentato dalle primine) che non comporterebbe nessun vantaggio aggiuntivo rispetto al seguire il percorso “normale”.

 

Michela Gallina

 

 

 

 

 

 

 

 

 
     

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