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Redazione

Segreteria Nazionale

OTTOBRE 2008


PERCHE' INSEGNARE 

E PERCHE' IMPARARE?

 

Abbiamo perso tempo col falso problema del grembiulino sì – grembiulino no, del maestro unico contrapposto al modulo, dei voti di qua e dei giudizi di là … ma non mi sembra che tutto ciò sia al centro dei pensieri degli insegnanti e, voglio sperare, delle famiglie.

Elenchiamo i problemi emersi negli ultimi tempi e arrivati anche alla stampa: edifici scolastici con rischi di crollo; aule sovraffollate; ragazzi demotivati e dispersione scolastica per abbandono degli studi; atti di bullismo registrati coi cellulari e divulgati senza possibilità e volontà di censure; droga facile nei corridoi e davanti alla scuola; sopraffazione meschina verso i disabili; presenza in crescendo continuo di alunni stranieri (non italofoni, si dice); mobbing a tutti i livelli; generale abbassamento del profitto; persino l’aumento di dolorosi casi di suicidio per insuccessi scolastici.

Gli addetti ai lavori potrebbero aggiungere altri aspetti dolorosi: sovraccarico di impegni ben lontani dall’attività in classe; burocratizzazione esasperata per ogni piccolo avvenimento scolastico; stipendi da fame alla terza settimana; senso di solitudine e di inadeguatezza nell’affrontare i numerosi casi di disagio socio-ambientale e personale dei giovani; organizzazione interna lasciata nel caos (leggesi Autonomia), senza più chiarezza dei diritti, dei doveri e dei ruoli di ciascuno; Dirigenti Scolastici impreparati ad assumersi le responsabilità dell’essere, per l’appunto, dei Dirigenti; perdita di riconoscimento – da parte della società - del ruolo dell’insegnante e del valore stesso dell’istruzione, legata soltanto al successo economico che ne potrebbe conseguire (“Non serve neanche più una laurea per trovare lavoro”).

Per quanto abbia letto con attenzione tutte le normative uscite a spron battuto in questi tempi di burrasca, non ho trovato soluzioni specifiche per la scuola che conosciamo.

Nello “Schema di piano programmatico” per il “Razionale ed efficiente utilizzo delle risorse umane della scuola”, al punto 3, si prevede invece, quale misura di razionalizzazione: “sostegno allo sviluppo di sistemi di istruzione a distanza”.

 

È in declino la scuola?

La figura dell’insegnante è nata col sorgere della civiltà; se ne ha notizia come già esistente all’epoca dei Babilonesi, quando il maestro impartiva i suoi insegnamenti ai fortunati rampolli delle famiglie che potevano permetterselo, ricompensato evidentemente molto bene.

Ai tempi di Dante, la cultura era uno spartiacque tra ricchi e poveri e serviva per far parte della corte di un Signore. Ne derivava, ovviamente, la riconoscenza verso il proprio docente che aveva dato la possibilità di raggiungere una sicura posizione sociale. Il magister Virgilio è stato artefice, secondo lo stesso Dante, de “lo bello stilo” della Divina Commedia.

Nel corso della storia questo pilastro fondamentale della società ha subito, però, un’evoluzione. Il dover tutto al proprio maestro è stato un sentimento diffuso per molto tempo, infatti, forse finché l’istruzione non è diventata obbligatoria..

Ancora oggi i maestri e i professori accompagnano i loro studenti per un lungo percorso, che ha come meta la formazione dell’uomo e l’entrata nella società, eppure si è sempre più convinti che l’istruzione abbia perso il suo segno distintivo, che non riesca a preparare al mondo del lavoro ed a garantire successo, com’è stato per tanti secoli.

L’istruzione non è più esclusiva di un’élite e molti sono convinti che la cultura sia alla portata di tutti attraverso altri canali, che non sono la scuola: la stampa, la televisione, il computer. Ora l’alunno può scegliere il campo, la materia, l’approfondimento che vuole studiare e può accedere in qualsiasi momento all’informazione, basta avere una connessione internet: un sistema pratico e rapido.

Il maestro, una volta adorato come un dio … è oggi sostituibile da un motore di ricerca. Gelmini conferma. 

Giuliana Bagliani

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
     

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