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DICEMBRE 2003


 

Pensioni: avviato ESPERO

il fondo complementare per la Scuola.

 

Lo scorso 17 novembre è stato ufficialmente costituito, con atto notarile, il fondo per le pensioni complementari della Scuola. Il fondo è stato denominato “Espero”.

Ricordiamo a tale proposito, che, in occasione dello sciopero di protesta dello scorso ottobre, la Gilda ha caratterizzato la propria azione su tre argomenti:

1.        Il riconoscimento della gravosità della professione docente;

2.        La necessità di avviare il fondo pensioni integrative;

3.        La richiesta di possibilità di riscatto dei periodi di precariato scoperti da contribuzione.

Forse la nostra protesta è servita ad accelerare l’iter della costituzione di questo fondo che ha avuto un parto estremamente lungo e laborioso, secondo l’abituale lentezza assunta dallo Stato, nostro datore di lavoro, quando deve pagare. Infatti i fondi pensione complementari si basano su una contribuzione del lavoratore, su un analogo contributo versato dal datore di lavoro (lo Stato), cui va a sommarsi una quota dedotta dal TFR (trattamento di fine rapporto).

La riforma Dini del 95, per mitigare gli effetti di quella tremenda mazzata dovuta al passaggio dal sistema pensionistico retributivo a quello contributivo, aveva appunto previsto la nascita del sistema di pensioni integrative, basate su una contribuzione del lavoratore e, soprattutto del datore di lavoro.

Solo ora siamo giunti all’avvio di questo fondo pensioni integrativo, dobbiamo comunque ricordare che dal 1996 ad oggi sono trascorsi ben sette anni e che questo periodo di tempo, non piccolo, è stato perso irrimediabilmente per i colleghi con pochi anni di contributi. Non esiste infatti nessuna possibilità di rimediare alla mancata integrazione della contribuzione di questi anni e ciò peserà negativamente sulle future pensioni dei colleghi più giovani.

Va precisato che, per partecipare al fondo, sarà necessario iscriversi, essendo la previdenza integrativa di carattere volontario.

Dal momento della sua costituzione, per avere un effetto positivo, il fondo di integrazione avrà bisogno di due elementi:

1.        che il fondo venga amministrato bene,

2.        che si possa contare su molti anni di versamenti affinché si venga a capitalizzare una cifra significativa.

Ricordiamo che dopo la riforma del 1995, siamo divisi dal punto di vista previdenziale in tre settori (in partes tres, come la Gallia di Cesare).

-          I più fortunati, quelli che oggi hanno maturato più di 26 anni di contributi, che si vedranno calcolata la pensione sull’ultimo stipendio;

-          quelli più o meno sfortunati che avevano da 1 a 18 anni di contributi al 31/12/1995 che si vedranno la pensione calcolata per una piccola parte (a seconda appunto degli anni maturati a quella data) sull’ultima retribuzione e tutto il resto con il cosiddetto sistema “contributivo”;

-          i più disgraziati, cioè gli assunti dal 1996 in poi, ricadenti interamente nel nuovo sistema.

Le due ultime categorie si troveranno – comunque – con una pensione estremamente ridotta: dal 50 al 65% dell’ultima retribuzione maturata al momento della quiescenza.

 

Rino Di Meglio

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