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- Davvero? Anche tu insegni? - Sì, ma da poco tempo: prima mi sono dedicata alla famiglia e ho fatto soltanto la mamma. Mi sono messa ad insegnare quando anche il secondogenito è stato in età da scuola materna. Tre anni da supplente con incarico annuale e due di ruolo, a tempo indeterminato. - Hai visto le novità della legge sulla maternità, quella dell' 8 marzo 2000, la n° 53 (ora nel Testo Unico: D.L.vo 151/2002)? C'è qualcosa di particolarmente interessante: dopo 5 anni di contributi all' INPDAP, ed è il tuo caso, puoi chiedere di riscattare per la pensione 6 mesi per ogni figlio. Ne hai avuti due, quindi potresti "guadagnare" un anno di contributi e andare in quiescenza un anno prima. - La possibilità è veramente allettante, visto lo stress che si accumula col nostro lavoro; ma chissà quanto mi verrebbe a costare! - Il riscatto costa, ma se lo chiedi subito forse è abbastanza conveniente rispetto al vantaggio che ottieni, perché paghi in proporzione allo stipendio che ricevi al momento della domanda. - Sei sicura che non ci sia alcun limite? I figli che danno questo diritto devono essere nati entro una certa data? - Così era prima, con la vecchia normativa, ma la nuova legge non mette alcun limite temporale. Lo so perché alcune mie amiche, che hanno i contributi all'INPS, hanno già potuto riscattare questi periodi e, figurati, hanno i figli già laureati e sistemati! Per
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- Io credo che se tantissimi in Italia facessero questa domanda ci sarebbe una pressione difficile da ignorare. - Credi che ci siano tanti insegnanti nella mia stessa situazione? - Quanti insegnanti, secondo te, hanno avuto figli prima di avere un posto di lavoro? Penso che siano parecchi. Il bello è che questo diritto al riscatto ce l'hanno, ma solo dall' 8 marzo del 2000, anche gli uomini, che possono da allora beneficiare dei "congedi parentali": nel caso non avessero avuto un lavoro né il papà né la mamma uno di loro può chiedere il riscatto dell'astensione di cui non hanno potuto beneficiare. - Io ho una collega che ha già una bella età ed è stanca del lavoro con i bambini. Non va in pensione perché ha pochi anni di contributi, ma con quegli anni in più che poteva riscattare (ha avuto 4 figli) a quest'ora si sarebbe liberata di un impegno che le pesa: sai bene che il nostro lavoro richiede energie ed entusiasmo. - Certamente, se avesse chiesto il riscatto di questi periodi figurativi e, causa i ritardi dell'INPDAP, la domanda di pensionamento le fosse stata respinta perché non raggiungeva il requisiti richiesti….potrebbe pensare di chiamare in causa chi l'ha privata di un suo diritto - Certo che la maternità è diventata un bell'investimento … - Adesso non esagerare: più di 10 figli non "conviene" partorire, perché puoi riscattare al massimo 5 anni!
Giuliana Bagliani
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loro non c'è stato alcun problema, perché l'INPS ha già messo le cose in chiaro, con una loro circolare interna, la n° 102 del 31 maggio 2002. - Ah, ma allora per chi ha l'INPDAP non è la stessa cosa? - Che vuoi farci, la legge dovrebbe essere uguale per tutti, ma evidentemente ci sono figli e figliastri…l'INPDAP non ha negato ai suoi "protetti" il diritto di presentare le domande di riscatto…ma si è detto incerto nell'interpretazione della legge ed ha preso tempo domandando il parere alla Corte dei Conti. - Allora, è inutile che mi dia da fare per presentare la domanda? - Penso proprio che non sia inutile, perché se daranno una lettura onesta del testo della legge, chi avrà già presentato la domanda pagherà il riscatto in base allo stipendio che aveva al momento della domanda…anche se passerà un bel po' di tempo prima che la Corte dei Conti si decida a rispondere. - E non si può far nulla per accelerare i tempi?
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l Corriere della Sera ha recentemente pubblicato un articolo riferito al caso di una giovane ex-supplente di una quarta elementare di Prato, condannata per ingiuria e multata al pagamento di 310 Euro. L'insegnante in questione che già si era lamentata con preside, genitori e colleghi del comportamento della classe assegnatale, un giorno del novembre 20
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00, in quella stessa classe, perse la pazienza e apostrofò con la parola "ciuca" un'alunna. Quest'ultima raccontò l'accaduto ai genitori che prima si rivolsero al preside e successivamente querelarono l'insegnante la quale, a quel punto si dimise, decise di proseguire gli studi universitari e cambiare lavoro. Il processo che seguì, si concluse a sorpresa con una condanna penale per
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