Numero 62 - mensile - Registrato Trib. di Trieste n. 883 il 19/8/94 -
Direttore resp. Franco Rosso - Stampato presso Tipografia Kuhar Trieste
Spedizione in A. P. art. 2, comma 20/c legge 662/96 - filiale di Trieste. - Redazione: p.zza Ospitale, 3 - 34129 TRIESTE aprile 2001
Lo Stato non è padrone del nostro
tempo
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Uno dei principali motivi di differenziazione tra noi ed il sindacalismo confederale va sicuramente individuato nella responsabilità che costoro si sono assunti di centrare i contratti sul cosiddetto “aggiuntivo”, anziché voler rivalutare professionalmente ed economicamente il centro del nostro lavoro, vale a dire l’insegnamento. E’ stata una reale deriva professionale quella che ha colpito i docenti negli ultimi anni e, che sia sentita sulla pelle come una vera e propria umiliazione, è percepito in ogni riunione. I colleghi hanno perfettamente presente che l’orario di servizio è diventato una beffa nominale: il contratto nella parte concernente l’orario di lavoro non viene quasi mai rispettato, nonostante sia i colleghi sia i dirigenti scolastici lo conoscano bene; gli insegnanti sono sottoposti ad una vera e propria pressione sociale, a ricatti morali, costretti, in molte scuole d’Italia, a lavorare gratis oltre l’orario e, inoltre, a prestare altre ore pagate miseramente con il fondo d’Istituto, spesso anche al di sotto dei parametri contrattuali. Insomma, l’aggiuntivo dell’aggiuntivo! Il trucco è semplice: la “funzione docente” è dilatata a dismisura e viene “arricchita” di mansioni che non vi rientrano per nulla, la stessa cosa capita nei classici periodi d’inizio e fine anno in cui non vi sono gli alunni ed il tempo trascorso a scuola dai docenti, in modo del tutto arbitrario, non è computato nelle famose 40 ore che così si moltiplicano come i pani ed i pesci. Accade così l’incredibile, i bidelli ottengono compensi aggiuntivi per “l’intensificazione della funzione”, cioè per fare delle cose in più nello stesso orario di servizio, la riduzione da 36 a 35 ore, se accettano di lavorare su due turni, e invece a noi inseg- |
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insegnanti
vien chiesto di tutto e di più senza percepire una lira. Colleghi, è ora di dire basta! Il 17 febbraio e l’affossamento del concorsaccio hanno mostrato che la categoria, se vuole, può vincere e riscattarsi. Convinciamoci e convinciamo gli altri che lo Stato non è il padrone del nostro tempo, iniziamo una battaglia civile e rifiutiamo di lavorare gratis, lottiamo per il recupero del tempo rubato. Un’attenta lettura degli articoli contrattuali che concernono l’orario di servizio, sarà sufficiente ad ognuno di noi per comprendere la portata dell’operazione, il passo successivo consisterà nel reclamare tutte le ore non retribuite prestate negli ultimi cinque anni (termine di prescrizione ordinaria), il discorso vale anche per le eventuali misere indennità di missione collegate a gite (ricordando che le eventuali rinunce “volontarie” non hanno alcun valore giuridico). Il SAM-GILDA farà la sua parte: di fronte a rifiuti da
parte di qualche capo d’Istituto di corrispondere il dovuto, in ogni provincia saranno scelti uno o due casi
rappresentativi da portare fino in fondo, cioè prima in sede di conciliazione
e poi in quella giudiziaria. Lo scambio d’informazioni tra le varie province
sarà essenziale, a fini di rendere esemplare ogni vittoria. |
E’ chiaro colleghi che questa battaglia non è fine a se stessa ma ha un alto contenuto morale, innanzi tutto serve a dimostrare che il tempo del docente, eccedente l’attività normale che consiste nell’insegnamento e nella sua preparazione, deve essere retribuita, come avviene in qualsiasi professione; in secondo luogo, colleghi pensiamoci, se riuscissimo a diffondere come un virus questa strategia svuoteremmo i fondi d’Istituto, freneremmo la deriva professionale dell’aggiuntivo, potremmo veramente limitare il sistema delle mille commissioni e dei mille progetti. Potremmo mettere in crisi il progetto di Scuola-azienda. Che ne dite ? Vogliamo provarci ? Rino
Di Meglio |
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