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Categoria: Aprile 2015
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Numero 190, pag 3 - Aprile 2015

Il coordinatore nazionale replica  al Presidente del Consiglio e gli lancia una sfida.

Dopo l'annuncio della volontà dei 5 sindacati rappresentativi di indire lo sciopero generale del 5 maggio,

 il premier Renzi ha rilasciato ad un'importante testata giornalistica una serie di dichiarazioni che hanno ulteriormente esacerbato l'animo dei lavoratori della scuola e la promessa di inviare una lettera a ciascun docente in cui spiegherà i motivi per cui devono rinunciare alla protesta. Ma gli insegnanti hanno capito benissimo quali siano i contenuti e della Riforma e le conseguenze della stessa e si sentono presi in giro; solo lo stesso Renzi sembra ostinarsi ad ignorarle mistificando le scelte contenute nel DDL. La replica del Coordinatore nazionale della Gilda, Rino Di Meglio, non si è fatta attendere:

"Invece di rispondere nel merito alle critiche poste da sindacati e personale della scuola nei confronti di un disegno di legge che è un mostro giuridico, Renzi fa opera di disinformazione, sferrando l´ennesimo attacco contro i sindacati accusati di voler scioperare per mantenere il loro potere nelle scuole. Ma di quale potere si tratti, lo sa solo lui. Non c´è peggior sordo di chi non vuole ascoltare e il presidente del Consiglio, dichiarando di non capire le ragioni della protesta e annunciando l´intenzione di scrivere una lettera ai docenti per spiegare la riforma, dimostra, ancora una volta, di preferire il monologo al dialogo. A questo punto, gli lanciamo una sfida: faccia un referendum per sapere se gli insegnanti approvano o bocciano la sua Buona Scuola".

È quanto afferma Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti. Tra i numerosi aspetti critici del DDL, Di Meglio richiama l´attenzione soprattutto sul reclutamento attraverso gli albi territoriali, che "farebbero perdere cattedra e titolarità, condannando gli insegnanti ad essere precari a vita. Uno dei diritti fondamentali dei lavoratori - ricorda il coordinatore della Gilda - è di non poter essere trasferiti senza motivazione in un´altra sede di lavoro e con questa riforma c´è il rischio che, dopo tre anni di servizio in una scuola, un docente venga spostato in un altro istituto, lontano chissà quanti chilometri da casa, magari soltanto perché risulta poco gradito al dirigente scolastico".

"Quella che è scesa in piazza sabato 18 aprile a Roma - conclude Di Meglio - era la vera scuola italiana e se Renzi si ostina a non volerla ascoltare, stia certo che gli insegnanti rispediranno al mittente le lettere in arrivo da Palazzo Chigi".

(tratto da un comunicato Gilda degli Insegnanti)