Numero 189, pag 1-2 - Marzo 2015

Con l'approvazione del decreto sulla Buona Scuola, il Governo si stava preparando e minacciava di intervenire su materie di natura strettamente contrattuale come lo stato giuridico degli insegnanti, la carriera e le retribuzioni. L'approvazione al Consiglio dei Ministri era prevista per martedì 3 marzo scorso.

Ma il mostro giuridico è stato bloccato in tempo, grazie ad un'iniziativa tempestiva della Gilda degli Insegnanti, che ha promosso e diffuso sui social network una petizione al Capo dello Stato a cui hanno aderito migliaia di insegnanti. La retromarcia di Renzi, frutto della vasta mobilitazione, ha portato in poche ore una moltitudine di docenti a inondare di appelli via web il presidente della Repubblica. L'appello rivolto richiedeva un suo urgente intervento che evitasse l'atto di prepotenza a danno degli insegnanti e delle istituzioni parlamentari, spogliati della possibilità di discutere sul futuro della scuola e dei docenti. La richiesta trovava fondamento nell'articolo 77 della Costituzione che riserva il ricorso ai decreti del Governo a "casi straordinari di necessità e urgenza". Sicuramente regolamentare la carriera degli insegnanti, la loro retribuzione e il loro stato giuridico non può rientrare in questa definizione.

Senza l'intervento di Mattarella, il Consiglio dei Ministri avrebbe approvato il decreto di riforma della scuola rispetto al quale non esisteva neppure una bozza ufficiale e il tutto sarebbe avvenuto scavalcando sindacati e Parlamento. Visto il successo dell'iniziativa e la partecipazione della categoria, abbiamo deciso che ricorreremo all'appello al Presidente della Repubblica come forma di mobilitazione alternativa ogni volta che sarà in pericolo la democrazia.

La condanna della Gilda si è rivolta sia alla modalità con cui stava per essere licenziato il provvedimento, sia ai contenuti dello stesso. E' infatti inaccettabile pensare di stabilizzare centinaia di migliaia di docenti precari, privandoli del diritto contrattuale al riconoscimento dei servizi già prestati, così come sarebbe intollerabile ed indegno di uno Stato democratico, l'intervento unilaterale sullo stato giuridico e contrattuale degli insegnanti e sull'amministrazione delle scuole.

L'unico decreto legge che il Consiglio dei Ministri dovrebbe senza indugi varare, soprattutto dopo gli infiniti proclami propagandistici degli ultimi mesi che hanno creato legittime aspettative in molti docenti, riguarda le assunzioni dei precari i quali non possono più essere strumentalizzati a fini propagandistici. Auspichiamo che il Governo non si sottragga a questa sola vera urgenza definendo con chiarezza l'organico.

Ci auguriamo che la discussione su La Buona Scuola portata in ambito parlamentare – conclude Di Meglio - apra un confronto serio ed approfondito con i sindacati. Ci rivolgeremo ai parlamentari con le nostre osservazioni per migliorare il disegno di legge".                        

                                  Michela Gallina