Numero 189, pag 4-5 - Marzo 2015

Intervista a Vittorio Lodolo D'Oria

Da quando è nata, la Gilda degli Insegnanti ha manifestato una particolare attenzione e sensibilità per la salute psicofisica dei docenti. Nel corso degli anni, si è fatta promotrice di vari convegni ed iniziative finalizzate a sensibilizzare la categoria al rischio di sviluppo di malattie professionali e di diffusione delle stesse.

Recentemente su Gilda TV è apparsa un'intervista ad un esponente molto autorevole, il dott. Vittorio Lodolo D'Oria, considerato il massimo esperto in patologie professionali degli insegnanti.

Nel suo efficace intervento, Lodolo D'Oria esorta tutta la categoria docente ad avviare un'operazione di informazione, sensibilizzazione ed acculturamento sul burn-out e sulle patologie professionali. Proprio a questo proposito ha anche aperto una pagina su Facebook.

Secondo Lodolo D'Oria, infatti, i docenti non sono ancora sufficientemente  informati sul tema, in particolare non sanno che per l'80% si tratta di patologie di tipo psichiatrico; mentre al secondo posto, ma di gran lunga in  proporzione inferiore, compaiono quelle fonatorie.

Esiste una precisa sintomatologia del disagio mentale e psichico, ottenuta attingendo alle numerose testimonianze e casistiche, che può essere precocemente individuata e fungere da segnale d'allarme. Si tratta di segni o sintomi che però spesso la persona interessata trascura perché non riconosce, non sa che sono l'inizio di una lunga escalation verso una patologia più strutturata, più seria e quindi di competenza psichiatrica.

Così scrive un'insegnante che chiamiamo per comodità Laura: "Sono sempre stata una persona tranquilla e soddisfatta. Per motivi di famiglia ho dovuto cambiare istituto e città. Ora mi trovo molto in crisi. Ho enormi difficoltà di concentrazione, mi dimentico spesso argomenti che conosco bene. Le lezioni in classe sono diventate una tortura, per non parlare della correzione dei compiti. Sono sempre stanca ed ho l'impressione di non farcela".

La stanchezza è un sintomo diffuso e potrebbe sembrare normale, ma in realtà nel racconto di Laura c'è un aspetto significativo, quello del cambiamento repentino: "prima ero sempre... poi..." , segno che qualcosa dunque è intervenuto e ci sono dei sintomi importanti: stanchezza, scoraggiamento, dimenticanze. E' il caso di sottolineare come dimenticarsi spesso argomenti che si sono ripetuti per anni e si conoscono bene , sia un sintomo più allarmante che dimenticare le chiavi o gli occhiali, inoltre la difficoltà di concentrazione rende difficile tutto il resto, ad esempio la correzione dei compiti.

Soprattutto nell'esempio di Laura c'è un aspetto comune alla maggior parte di questi casi: la dissimulazione di fronte agli altri. Laura dice che continuerà a fingere, perché in fondo anch'essa è vittima, come gli altri colleghi e come le persone comuni, delle idee  stereotipiche che popolano il senso comune rispetto alla categoria degli insegnanti i quali non possono star male perché fanno tante vacanze e lavorano solo  mezza giornata.

Un altro esempio che appare molto eloquente fin dalle prime righe è quello di Elena (nome di fantasia): "Sento stanchezza, rassegnazione, senso di colpa, inadeguatezza, paura, indecisione, paralisi. A scuola non sto bene, faccio una fatica bestiale ad affrontare la giornata, muoio di sonno, dormirei sempre, ho il pianto facile, i nervi mi ballano, mi sento sempre in affanno. Sto aspettando con trepidazione che arrivi la data dei trasferimenti e penso di cercare di andarmene a costo di tornare alle medie. Ma nessuno mi capisce, vedo che mi si guarda incuriositi e  sembra che la mia difficoltà sia solo una grossa lagna. A scuola faccio fatica a condividere quello che sento e quello che è peggio è che mi sento intimorita dai miei alunni".

Anche in questo caso è necessario fare molta attenzione alla sintomatologia: stanchezza, senso di colpa, rassegnazione, senso di paura, indecisione, paralisi, sonno, pianto facile, nervi tesi, affanno, trepidazione, vissuto persecutorio rispetto agli altri. Quest'ultimo è il segnale che si sta innescando un delirio persecutorio fino a dire: "Io mi sento intimorita dai miei alunni" e questa rappresenta una fase più avanzata rispetto all'esempio precedente.

Fino a che punto però lo stress è legato all'esperienza lavorativa e fino a che punto ad altri contesti? Cosa si intende precisamente  per STRESS LAVORO CORRELATO? Infatti ciascuna delle insegnanti che scrivono potrebbe sentirsi male per una serie di problemi che ha a casa, ad esempio perché il marito la tradisce, perché si sta separando, perché ha i figli in età adolescenziale che la fanno impazzire e così via. Allora se succede che un'insegnante con un back ground esistenziale pesante alle spalle va a scuola e alla decima volta che un bambino fa cadere la penna perde la pazienza e gli dà uno schiaffo, si tratta di stress lavoro correlato oppure no? Secondo una definizione errata che viene data di stress lavoro correlato: "stress legato al lavoro", allora lo schiaffo dell'insegnante non è dovuto ad esso. Una definizione più corretta potrebbe essere la seguente: "lo stress esercitato sul lavoro a prescindere da chi o cosa lo determina" quindi è chiaro che gli esseri umani, indipendentemente da dove maturino lo stress, poi se lo portano appresso. Quindi non ha senso parlare di stress lavoro correlato semplicemente come stress determinato dal lavoro.

Le persone non vivono a compartimenti stagni e non è possibile pretendere che un insegnante lasci a casa il proprio stress, così come  è impossibile lasciare a scuola lo stress legato alla complessità delle relazioni con colleghi,  alunni,  dirigente, genitori e così via. Di conseguenza anche all'interno dell'ambiente domestico figli e coniuge ne possono risentire, lo stress è unico.

Cosa deve fare allora un docente che si rende conto di avere problemi di questo tipo? Deve sostanzialmente evitare di nascondersi e di dissimulare perché la salvezza sta nella condivisione. Nei casi esaminati si è invece innescata la dinamica "io mi sento intimorita dagli altri, dunque io non condivido ma mi allontano, mi isolo". La condivisione è sempre difficile dove c'è ignoranza, siamo terrorizzati da ciò che non conosciamo, quindi dobbiamo far conoscere questi problemi. L'opinione pubblica è convinta che l'insegnante sia un fannullone, l'insegnante non si rende conto di far parte dell'opinione pubblica e che quindi lo STEREOTIPO sia condiviso anche dell'insegnante stesso il quale infatti non denuncia il proprio disagio, prova malessere, ma non ne parla.

Oltre all'ostacolo dello stereotipo, c'è anche lo STIGMA della patologia mentale. La patologia psichiatrica crea vergogna, questo porta l'insegnante a non parlarne e a dissimulare.

(Rielaborazione di un’intervista a V. Lodolo D’Oria a cura di Michela Gallina)