Numero 213, pag 5 - Giugno 2021

Istruzioni per la sopravvivenza

Le linee programmatiche del ministro Bianchi sono state presentate il maggio scorso e fanno parte integrante della filosofia del PNRR (Piano Nazionale Ripresa e resilienza) e del “Patto per la scuola” che non abbiamo sottoscritto.

 

Bianchi vuole introdurre una riforma di sistema, un’ennesima riforma di cui non sentiamo sicuramente il bisogno infatti ad ogni avvicendamento di ministro (preso da manie di protagonismo ed intento a lasciare la sua traccia nella storia), siamo sottoposti all’ennesimo stillicidio di riforme sempre peggiorative per le condizioni di lavoro dei docenti oltre che per la qualità dell’insegnamento.

Quello che trapela dalle linee programmatiche prevede tra le varie:

  • l’introduzione di una carriera dei docenti non meglio definita ma legata probabilmente alla formazione,
  • la valorizzazione di innovazioni digitali
  • un ripensamento delle metodologie didattiche in chiave innovativa

il tutto anche attraverso incentivi vari.

Si nota in generale un’enfatizzazione positiva di tutto quello che è innovativo mentre viene svalorizzato ciò che riguarda la lezione e l’insegnamento tradizionali, sminuiti e sbeffeggiati anche dal punto di vista filosofico della visione del mondo.

Quindi si parla di nuovi ambienti di apprendimento, incremento di ore di docenza per 2000 scuole (probabilmente interessate da particolari problemi), di attenzione agli allievi disabili con DSA, agli stranieri di recente immigrazione,  di riduzione della dispersione scolastica (di cui ogni governo si è riempito invano la bocca) e, molto preoccupante:  investimenti per gli insegnanti di sostegno ma con riferimento alla formazione sul sostegno di tutti i docenti curricolari coinvolti in classi con alunni disabili. Si tratta di ben 25 ore obbligatorie a cui ciascun insegnante deve sottoporsi diventando una sorta di “semi-specializzato” ma soprattutto di lavoro aggiuntivo non retribuito che, dovrebbe essere fatto rientrare nelle 40 ore di attività collegiali, ma la politica martellante dei DS riuscirà a far rientrare nella funzione docente, rischiando di diventare un ulteriore aggravio per la categoria senza alcun ritorno economico nè esonero dal servizio.

Il decreto ministeriale sulla formazione al sostegno coinvolgerà in totale circa 700.000 insegnanti. Si tratta di una norma, come avevamo già denunciato al momento dell’emanazione della legge di bilancio 2021, in contrasto con il CCNL 2016/2018 che definisce la formazione come diritto/dovere e non come obbligo. Inoltre contrattualmente si configurano due possibilità per le attività di formazione: o rientrano nelle 40 ore o devono essere retribuite. Nessun ministro né dirigente scolastico può imporre ai docenti la formazione al di fuori dell’orario di servizio.

Dobbiamo ribadire che la formazione costituisce servizio a tutti gli effetti e come tale deve essere retribuita. È evidente che le continue incursioni operate dal governo sul lavoro dei docenti provocherà un contenzioso destinato a risolversi nelle aule di tribunale e creerà nelle scuole un clima conflittuale.

Già in passato il Tribunale di Verona, con la sentenza 46/11, aveva chiarito che la formazione va effettuata in orario di lavoro. Pertanto, le relative ore, se prestate oltre il limite delle 40 annue, ivi comprese le riunioni del Collegio, delle commissioni, dei dipartimenti e gli incontri scuola-famiglia di natura collegiale, vanno considerate attività aggiuntive funzionali all’insegnamento e devono essere retribuite nell’ordine di € 17,50 l’ora (si veda la tabella 5 allegata al CCNL).

Dietro a questa mossa governativa, anziché uno sforzo teso nella direzione di migliorare la qualità dell’insegnamento, intravvediamo l’ennesimo tentativo di risparmiare sulle casse dello Stato, speculando sul numero dei docenti di sostegno e facendo ricadere la funzione sugli insegnati curricolari, paragonando un corso di specializzazione a 25 ore di formazione. Veramente una mossa avvilente.

Michela Gallina