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Categoria: Novembre 2019
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Numero 208, pag 1 - Novembre 2019

Come ormai noto, fra ottobre e dicembre di ogni anno si decidono i destini delle condizioni di vita nella scuola, ovvero le cifre per l’istruzione che verranno destinate nel DEF, la manovra finanziaria.

Assistiamo quotidianamente al balletto dei numeri, ma sempre di risorse molto esigue si tratta a fronte di problemi crescenti, basti pensare a quelli legati alla sicurezza.

 

Il recente annuncio dell’elargizione di 80 € in tre anni per l’intero comparto ci ha dato la misura della pochezza, cifre molto lontane dalla media europea di investimenti sull’istruzione ma anche lontane dagli accordi presi e dalle intese firmate tra sindacati e presidente del Consiglio Conte lo scorso 24 aprile, accordo che aveva bloccato lo sciopero imminente.

L’intesa prevedeva di

- avviare rapidamente il rinnovo del contratto;

- adeguare gradualmente gli stipendi alla media europea;

- recuperare il potere di acquisto (che negli ultimi 30’anni si è ridotto del 50 %, ciò significa che trent’anni fa uno stipendio valeva il doppio di ora);

- aumentare gli stanziamenti per l’istruzione nella finanziaria per il 2020;

- difendere ed incrementare il prestigio sociale degli insegnanti.

Nonostante il direttore d’orchestra sia rimasto lo stesso, il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, la musica ora sembra essere cambiata.

Lo stesso Ministro dell’Istruzione, Lorenzo Fioramonti, al suo insediamento, minacciò dimissioni qualora al suo dicastero non fossero assegnate risorse pari ad almeno 3 miliardi di Euro. Risalendo alle prime dichiarazioni d’intenti, indicò fra le priorità:

- la diminuzione degli alunni per classe;

- la valorizzazione economica dei docenti, promettendo aumenti stipendiali a tre cifre (sì perché, superfluo ribadirlo, il prestigio sociale si ottiene “non solo” ma sicuramente “anche” attraverso un riconoscimento economico, un lavoro retribuito poco è un lavoro che vale poco);

- il potenziamento dell’edilizia scolastica;

- gli asili nido gratuiti;

- l’ampliamento dell’offerta al sud;

- il contrasto della dispersione e del bullismo.

Sicuramente un bel programma, ma tre miliardi per un progetto così ambizioso sono davvero insufficienti e comunque al momento non ci sono. Solo per iniziare un adeguamento degli stipendi alla media europea ne servirebbero 4 e per restituire il gradone del 2013 altri 2. Ma di cosa stiamo parlando? Purtroppo stiamo ancora pagando le conseguenze della finanziaria del 2008 che tagliò ben 7 miliardi alla scuola: la “Riforma Gelmini” e quelle successive non hanno invertito il trend. Le cadute di prestigio della categoria hanno delle responsabilità e dei nomi ben precisi, e a distanza di 11 anni non sentiamo ancora parlare di investimenti seri sull’istruzione ma solo chiacchiere.

Michela Gallina