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Categoria: Novembre 2018
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Numero 205, pag 6 - Novembre 2018

Nel passato Il termine “missione”, inteso quale dedizione nei confronti della professione docente, ne ha caratterizzato l’attività, finché le continue, interessanti e dovute innovazioni, trovando terreno fertile nell’entusiasmo per il cambiamento, si sono moltiplicate a livello esponenziale, unitamente agli adempimenti di carattere burocratico.

Prima di tali trasformazioni o alterazioni, dipende dai punti di vista, si spendeva volentieri anche il tempo personale per la ricerca didattica poiché ci si sentiva parte fondamentale del sistema scuola. Una modalità diversa a cui facciamo riferimento quando, disorientati, fatichiamo a ritrovarci nell’attuale contesto scolastico tra una tendenza, in taluni casi, all’omologazione e l’auspicabile valorizzazione delle risorse personali.

Forse è solo una forma di nostalgia e, in quanto tale, molto romantica ma scarsamente produttiva, per cui dobbiamo rivolgere lo sguardo al futuro con nuovi parametri di lettura che potrebbero comunque e nuovamente individuare, nella riflessione metodologico-didattica, la maniera migliore per valorizzare la peculiarità della funzione docente.

Ma, mentre le indicazioni normative pullulano di parole che configurano l’innovazione, i connessi adempimenti burocratico/amministrativi, come misteriose forze celate nell’ombra, sembrano aver assunto il compito di spegnere ogni entusiasmo.

È evidente che ci troviamo di fronte a una perdita di senso e forse anche di senno; potremmo inviare Astolfo a cercarli sulla Luna, troverebbe sicuramente molte ampolle nel settore scolastico e sarebbe complesso riportarle ai rispettivi proprietari. Cominciamo già a pensare che sia meglio rinunciare, anche in considerazione del fatto che lo stesso Astolfo non sarebbe disposto a compiere un così grande sforzo per la solita esigua somma ricavata dalla già “stretta coperta” delle risorse finanziarie: una sorta di “burocrazia difensiva” che definisce l’atteggiamento di chi sta ad aspettare che il cambiamento passi perché porta con sé un grande dispendio di energie, spesso mal compensato, stimato e scarsamente riconosciuto.

Le logiche della burocrazia e la scarsa considerazione sul piano sociale non debbono però farci dimenticare che la professione docente continua a porsi su un piano valoriale più ampio, quello dei doveri verso le generazioni future. In questo senso si ritiene sia necessaria una riflessione, da parte di tutti gli operatori della scuola, sul proprio ruolo e sulla collocazione personale del luogo della responsabilità.

Proprio perché siamo all’inizio di un nuovo anno scolastico è più facile essere positivi, ricordando perciò che il futuro di ciascuno dei nostri studenti dipende anche in gran parte da noi; questo pensiero, ingenuo sicuramente agli occhi dei troppo cinici, può sostenerci nella nostra fatica quotidiana di educare ed istruire, caratterizzata da difficili problematiche ma anche da affascinanti implicazioni affettive, relazionali e cognitive. Possiamo forse così salvaguardare autostima ed autoefficacia trasformando quella che ci sembra una “missione impossibile” in un’esperienza condivisa, ricca e sempre inedita, proprio grazie alle nostre preziose risorse personali e professionali.

Mariagrazia Zambon