Numero 204, pag 7 - Luglio 2018

La ministra Fedeli considerava lo Smartphone una risorsa didattica, più utile di una calcolatrice o di altro aggeggio meccanico tipo il compasso o il righello.

 

Perché no? Gli insegnanti possono essere sostituiti da robot o le lezioni svolte a casa, con gli alunni in collegamento virtuale. Un bel risparmio!

Tutti quanti evidentemente aspirano ad essere puri spiriti, con un corpo svincolato dal tempo e dallo spazio, dai noiosi e costosi tragitti casa-scuola e dalla fastidiosa vicinanza fisica che disturba i sensi e mette in pericolo la sicurezza.  Non è più necessario guardarsi negli occhi, parlarsi o arrabbiarsi direttamente; sono superatissime le ricerche con supporti cartacei, pagine da sfogliare, indici da consultare; non ha senso neppure copiare dai compagni: si copia (e incolla) direttamente dal primo sito che si trova.

Tutto il mondo e lo scibile umano in uno Smartphone: la nuova religione.

Viene a mente il finale della filastrocca di Jaques Prévert, “Compito in classe”:

… e i muri della classe

Tranquillamente crollano.

E i vetri diventano sabbia

l’inchiostro ritorna acqua

i banchi ritornano alberi

il gesso ridiventa scoglio

la penna ridiventa uccello.

E lo Smartphone che cosa potrebbe ridiventare?