Numero 203, pag 6-7 - Maggio 2018

A 67 anni il MIUR le vieta di insegnare e la Corte d’Appello di Venezia la riammette

 

Due anni fa un’insegnante trevigiana, precaria della scuola, è stata depennata dalle GAE provinciali e dalle Graduatorie d’Istituto per il compimento di 67 anni d’età.

Questa esclusione avrebbe determinato gravi effetti per l’insegnante perché le avrebbe impedito di maturare il diritto alla pensione minima.

Veniva quindi assistita dalla Gilda degli Insegnanti di Treviso e dalla Coordinatrice provinciale Michela Gallina, nella richiesta di poter continuare ad insegnare fino a 70 anni, così come la legge concede ai dipendenti, anche insegnanti, a tempo indeterminato. Era dunque contestata al MIUR la violazione della clausola 4 dell’Accordo Quadro Europeo sul lavoro a tempo determinato, allegato alla Direttiva Europea 1999/70/CEE, che tutela il diritto dei lavoratori a tempo determinato a non essere discriminati.

Il Miur non accettava tale richiesta costringendo l’insegnante a rivolgersi al Tribunale del Lavoro di Treviso che rigettava il suo ricorso e poi alla Corte d’Appello di Venezia che, invece, rovesciava la sentenza di primo grado e accertava il diritto all’inserimento in GAE e nelle Graduatorie d’Istituto, obbligando il MIUR ad adeguarsi su richiesta del legale della docente, Avvocato Innocenzo D’Angelo.

Così, ora l’insegnante alla fine di un sofferto iter processuale è potuta rientrare a scuola per insegnare, ottenendo supplenze fino alla fine di quest’anno scolastico e un incarico annuale l’anno prossimo fino al  raggiungimento di 20 anni di contributi.

Con la sua pronuncia la Corte d’Appello di Venezia ha quindi stabilito il principio che anche un lavoratore con contratti a tempo determinato ha diritto a lavorare oltre i 67 anni di età e fino ai 70 se ciò è necessario per raggiungere il requisito minimo dei 20 anni di contributi previdenziali in analogia a quanto già la legge riconosce ai lavoratori a tempo indeterminato.

 La vicenda ha dei risvolti paradossali se consideriamo come la legge Fornero, innalzando i requisiti minimi pensionistici, abbia incontrato la disapprovazione, per non parlare di disperazione, in gran parte dei lavoratori e,  per contro, chi vorrebbe lavorare oltre i limiti di età si trova a sua volta ostacolato. Si renderebbe a questo punto necessaria una seria riflessione sull’opportunità di rendere flessibile l’età pensionabile.              

Innocenzo D’Angelo e Michela Gallina