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Categoria: Settembre2017
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Numero 200, pag 3-4 - Settembre 2017

Coloro che in futuro intenderanno intraprendere la strada dell’insegnamento, troveranno un percorso completamente modificato rispetto al passato. Innanzi tutto sarà archiviata l’abilitazione a pagamento (PAS e TFA) come requisito d’accesso, archiviata e soppiantata da un nuovo percorso ad ostacoli dal nome quasi accattivante: FIT (Formazione Iniziale e Tirocinio).

Il percorso sarà il seguente: dopo la laurea magistrale 3+2, il primo scoglio da superare sarà rappresentato da un concorso per poter accedere ad un contratto di formazione triennale, il FIT. Tale contratto triennale prevede un primo anno teorico-accademico, un secondo in parte teorico-accademico in parte di tirocinio pratico nella scuola ed infine un terzo prevalentemente pratico. Per ogni anno sono previste delle valutazioni 

che condizionano il procedere nel percorso, si parla di valutazioni in itinere e finali delle competenze e delle attitudini professionali degli aspiranti docenti.

Il primo concorso è previsto per il 2018, per dar modo al Governo di assorbire il precariato storico svuotando le GAE, e successivamente partirà il percorso triennale. Nutriamo appena qualche dubbio rispetto al fatto che per il 2018 le GaE possano essere esaurite, ma è anche vero che, con la selezione nel 2018, i primi candidati FIT saranno pronti per il ruolo appena nel 2021.

 

Per chi nella scuola invece ha già lavorato, quindi i docenti già in possesso di abilitazione e coloro che potranno vantare 36 mesi di servizio alla data di approvazione del decreto, è prevista una fase transitoria per arrivare all’immissione in ruolo.

Le Commissioni - cultura di Camera e Senato hanno espresso, il 14 marzo scorso, un parere (non vincolante per il Governo, ma importante) sul reclutamento dei docenti, previsto dalla Legge 107/2015 e dallo Schema di Decreto attuativo del Ministro Valeria Fedeli.

Con molta probabilità si apriranno due interessanti possibilità:

- per gli abilitati: dopo una prova orale didattico-metodologica e almeno l’iscrizione alla specializzazione sul sostegno, l’inserimento in una graduatoria regionale di merito e il passaggio diretto al terzo anno del FIT;

- per i non-abilitati con tre anni di servizio: un concorso loro riservato con un percorso più rapido rispetto al percorso triennale (FIT).

 

Una nota dolente è rappresentata dalla retribuzione, è vero che in questo modo i docenti verranno formati senza dover pagare la tassa sul precariato rappresentata per il passato dai costi esorbitanti di PAS e TFA, ma è anche vero che costoro non percepiranno uno stipendio da docente, bensì da apprendista, quindi poche centinaia di euro al mese. Sorge appena il sospetto che si stia cercando di sfruttare “manovalanza” quasi gratuita, risparmiando per l’ennesima volta sul costo delle supplenze a spese però dei docenti e della loro qualità di vita. A queste condizioni gli otto anni di formazione (5+3) rischiano di essere davvero lunghi, e l’insegnamento rischia di diventare una professione sempre meno appetibile per le giovani generazioni.                             M. G.