Numero 200, pag 7 - Settembre 2017

Una “vecchia” insegnante prossima alla pensione, già penalizzata dalla legge Fornero, viene accusata pubblicamente di “assenteismo”, nel suo ultimo anno di servizio a scuola.

Leggendo gli articoli del giornale locale, tutti hanno pensato subito ai “furbetti del cartellino” ed hanno visto ciò che non era nei fatti: l’insegnante era sì assente, ma più che giustificata, a volte per ragioni di salute ed a volte per l’assistenza alla madre – ovviamente ancora più vecchia di lei – per tre giorni al mese.

Conseguenze che si sono verificate:

- i supplenti non si trovano o non vengono neppure cercati;

- i bambini vengono distribuiti nelle classi del plesso, senza quindi svolgere le lezioni programmate;

- i genitori si arrabbiano;

- il Dirigente scolastico dà la colpa all’insegnante che “scorrettamente” si ammala o assiste la madre;

- alcuni genitori chiedono, con ragionamento per loro deduttivo, l’allontanamento dell’insegnante;

- il Dirigente spaccia tal richiesta per “incompatibilità ambientale” ma non segue la procedura stabilita dalle norme (documentare tutto e lasciare la decisione all’USR);

- il Dirigente, invece di riconfermare la docente, come dalla stessa richiesto per iscritto, nello stesso plesso/nelle stesse classi/nelle stesse discipline…la sposta di plesso/l’assegna su classi più numerose/le modifica gli insegnamenti: il criterio della continuità è stato disatteso; eppure per lei era l’ultimo anno di scuola!

- La docente, ferita nell’orgoglio, ricorre al Giudice del lavoro, che le dà pienamente ragione condannando pesantemente l’Amministrazione scolastica;

- l’Amministrazione va in Appello e questo nuovo giudice ribalta completamente la situazione: il Dirigente può decidere a prescindere da ogni criterio e parere e … che l’insegnante paghi tutte le spese;

Intanto, col 1° settembre 2017 l’insegnante sarà ormai in pensione.

Domanda: secondo voi, la docente continuerà a sentirsi ingiustamente umiliata ed accetterà di ricorrere al terzo grado di giudizio oppure si sentirà ormai estranea a questo mondo lavorativo e ingrato che, invece di essere riconoscente ai servitori dello Stato, li punisce per colpe che non hanno commesso?

Trovare un avvocato “cassazionista” a Roma avrà il suo prezzo, aggiuntivo rispetto agli altri due gradi di giudizio ed alle spese che l’insegnante ha già sostenuto. Possiamo aspettarci che una docente in quiescenza difenda in tal modo gravoso – ormai con la sua pensione -  la dignità e la professionalità della categoria dei docenti?

Osservazione: all’Amministrazione tutto ciò non ha comportato alcuna spesa, vista la gratuità dell’Avvocatura dello Stato. Naturalmente, è costato solo a tutti noi italiani che paghiamo le tasse, ma questo sembra marginale. Logica vuole che l’Amministrazione ha tutto l’interesse a “stancare” chi cerca giustizia, sia per le spese da sostenere sia per la difficoltà nel restare “arrabbiati” per anni, nell’attesa di una conclusione.

G.B.