Numero 198, pag 1 - Febbraio 2017

conseguenze dell’esito del referendum di dicembre, è stato l’avvicendamento del Ministro dell’Istruzione. Il dicastero di Viale Trastevere è passato a Valeria Fedeli. Pur non provenendo dal settore scolastico (siamo ormai rassegnati all’impossibilità (???) che il ministero possa essere guidato da un insegnante, magari di scuola statale), ha in prima battuta dimostrato una maggiore disponibilità all’ascolto delle istanze portate dalle organizzazioni sindacali, fra cui la nostra.

Tuttavia,  con tutto il rispetto per la buona volontà del nuovo ministro, la Gilda ha ritenuto opportuno non siglare l´intesa politica sulla mobilità dello scorso 29 dicembre, firmata dalle altre organizzazioni sindacali perché ritiene prioritariamente e tassativamente che la Legge 107 debba essere cambiata. La stessa decisione è stata presa il 31 gennaio, al termine di un’estenuante trattativa, per quel che riguarda la sottoscrizione del contratto vero e proprio sulla mobilità.

E’ inaccettabile infatti proprio l’impianto normativo di fondo del progetto della legge 107/15 che prevede gradualmente il passaggio della titolarità degli insegnanti da scuola ad ambito territoriale (quindi la perdita della titolarità di sede), con conseguente chiamata diretta da parte dei dirigenti scolastici. A questo si aggiunge un’aggravante: anche l’accordo politico firmato il 29 dicembre scorso, dalle altre organizzazioni sindacali, è stato disatteso poiché non si è ancora svolta la trattativa parallela sulle procedure di assegnazione dei docenti dall’ambito territoriale alla scuola. Sfuma così la possibilità di porre dei paletti alla discrezionalità dei dirigenti nell’assunzione degli insegnanti.

Ribadiamo la convinzione che le assunzioni debbano seguire criteri oggettivi e procedere secondo punteggio da graduatoria.  Nonostante la disponibilità a prevedere delle deroghe migliorative rispetto ai contenuti della 107, riteniamo che senza la modifica sostanziale della legge di riforma, il contratto sulla mobilità sia debole e a rischio di poggiare su premesse non condivisibili, creando confusione e contenziosi legati alla potenziale conflittualità fra legge e contratto. Gli effetti si sono visti a inizio di quest´anno, con l’esodo di migliaia di insegnanti, vittime degli errori dell’algoritmo i quali hanno svuotato le cattedre di diritto per riavvicinarsi a casa su cattedre di fatto;  le conseguenze dei “pasticci” ricadono sulle spalle degli insegnanti e degli alunni che non hanno continuità didattica.

L’ipotesi di contratto, siglata il 31 gennaio, contiene anche quest’anno evidente disparità di trattamento tra docenti titolari di scuola e di ambito. Infine l’abolizione della fase comunale comporterà evidenti difficoltà nell’applicazione del contratto.

 

MOBILITÁ DA AMBITO A SCUOLA

Sulla base dell’intesa del 29 dicembre, in un accordo separato e parallelo, si sarebbero dovute definire le procedure e modalità per l’assegnazione alle scuole dei docenti assegnati negli ambiti, sulla base di scelte che valorizzassero il Collegio Docenti e le sue articolazioni in un quadro di requisiti stabiliti a livello nazionale per assicurare imparzialità e trasparenza. Questo punto dell’intesa è stato disatteso in favore del mantenimento della discrezionalità del dirigente scolastico nella chiamata per competenze ed è stato uno dei motivi per cui la Gilda degli Insegnanti non ha firmato la bozza di contratto.

Michela Gallina