Numero 192, pag 3 - Novembre 2015

Le conquiste raggiunte attraverso la lotta sindacale non devono farci distogliere l'attenzione da quegli aspetti rimasti nella 107 che risultano a dir poco esecrabili, vere e proprie ferite alla dignità professionale, indegne di un paese civile.

 

- La Chiamata diretta, ovvero la facoltà attribuita ai D.S. di assumere e licenziare il personale senza l'obbligo di seguire una graduatoria oggettiva, ma sulla base della discrezionalità. Questa indicazione normativa viola ben due articoli della Costituzione: l'art. 33 che tutela la libertà di insegnamento, infatti se un insegnante deve ingraziarsi il dirigente per poter continuare a lavorare che fine farà la sua autonomia intellettuale? Il secondo articolo violato è il 97, quello che tutela l'imparzialità delle assunzioni all'interno delle pubbliche amministrazioni. I padri costituenti, a suo tempo, avevano inteso salvaguardare il settore dell'educazione ed istruzione, fondamentale per lo sviluppo e la crescita dei futuri cittadini, proteggendolo da possibili forme di corruzione e clientelismo. Con un colpo di spugna si è voluto porre le condizioni, anche in questa zona franca finora indenne, per il dilagare del tristemente famoso malcostume italiano.

- Tetto massimo dei 36 mesi di lavoro per i contratti a tempo determinato. Siccome la sentenza della Corte di Giustizia Europea nel 2014 condannò lo Stato Italiano per l'abuso dei contratti a tempo determinato, ne consegue che se lo Stato fa lavorare un precario per più di 36 mesi è obbligato ad assumerlo stabilmente; per tutelarsi da questa eventualità, non farà lavorare più il precario, lo lascerà direttamente "a piedi". Ecco come si è completamente rovesciato il senso di una sentenza storica per la quale la Gilda degli Insegnanti si è presentata alla Corte di Strasburgo. Quella che doveva diventare una certezza di stabilizzazione per decine di migliaia di persone, è stata trasformata, dal governo Renzi, nella certezza di disoccupazione. Bello schifo! Ma certo questo non è oggetto di propaganda, viene invece ben taciuto. Il tutto avrà effetto a partire dal 1° settembre 2016, da lì in avanti i contratti a T.D. non potranno superare i 36 mesi, anche non continuativi, con buona pace delle raccomandazioni europee.

- La composizione del Comitato di valutazione del merito dei docenti. Altra trovata propagandistica per ingraziarsi il favore degli elettori e per umiliare senza precedenti la categoria dei docenti, che tra l'altro ha anche avuto l'ardire di ribellarsi alla riforma, ecco costituito un organo collegiale che vede nella sua composizione anche la presenza di due rappresentanti dei genitori all'interno del primo ciclo e di un genitore ed uno studente nel secondo grado. Docenti e studenti diventano al contempo soggetti attivi e passivi della valutazione, i secondi però senza averne alcuna competenza, oltre a trovarsi all'interno di un conflitto di interessi macroscopico. A questo proposito che fine possiamo prevedere per la libertà di insegnamento? Quella libertà che dovrebbe potersi esprimere senza forme di condizionamento e sudditanza a qualsivoglia potere?

 

Di fronte a questi scempi è davvero difficile non provare profonda indignazione, anche verso coloro che con estrema arroganza continuano a proporre con il sorriso questo pessimo prodotto chiamato La Buona Scuola spacciandolo per la panacea di tutti i mali. Cosa possiamo fare come docenti per reagire a queste palesi ingiustizie?

 

Ci sono alcune forme di resistenza che, pur essendo collettive, richiedono un forte impegno da parte di tutti:

- La Battaglia politica contro i partiti che danneggiano la scuola. Non dobbiamo dimenticare che i docenti sono elettori e possono coinvolgere e sensibilizzare alla lotta anche i loro familiari;

- il boicottaggio del Comitato di Valutazione, almeno fintanto che non sarà emanato il decreto attuativo indicante le modalità di elezione della componente di genitori e studenti interna al consiglio d'istituto, che precisa titoli e mansioni del membro esterno individuato dall'USR;

- il REFERENDUM ABROGATIVO. Non essendo possibile abrogare la legge nella sua interezza, in quanto agganciata alla Finanziaria, e per evitare di rendere nulle le assunzioni dei precari, è necessario procedere con cognizione di  causa, scansando azioni frettolose e superficiali, attraverso una serie di tappe.  Innanzitutto bisogna individuare i pochi punti importanti da aggredire; entro il presente anno solare dev’essere predisposto il testo, dopo di che il comitato referendario  potrà  partire con il supporto trasversale di associazioni e movimenti, ma è bene che ciascuno si senta coinvolto nel processo di sensibilizzazione nei confronti della popolazione, la raccolta di firme è un impegno molto gravoso e successivamente dovrà votare il 50% più uno dei cittadini aventi diritto. È difficile far capire alle persone comuni le motivazioni che animano la nostra protesta, ci scontriamo sia con l'indifferenza generale che con una propaganda di governo molto efficace. Un'azione affrettata e superficiale potrebbe ritorcersi come un boomerang contro la categoria . 

I TEMPI per la realizzazione del referendum si aggirano intorno ad un paio d’anni, nel frattempo attendiamo l’esito della sentenza della Corte Costituzionale (rispetto agli elementi di illegittimità della riforma) che potrebbe rendere inutile il referendum stesso.

Lo strumento del ricorso individuale, al momento, non può essere utilizzato in quanto l'Ordinamento italiano prevede che prima ci sia un danneggiato dalla legge e solo successivamente si possa procedere con un’azione legale.